Basilicata

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La Basilicata è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale con capoluogo Potenza. Conta 536 193 abitanti. È detta anche Lucania, denominazione che fu ufficiale dal 1932 al 1947 oltre a identificare anticamente una regione dai confini differenti, che inglobava gran parte di quella odierna.

Confina a nord e a est con la Puglia, a nord e a ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno (Golfo di Policastro) e a sud-est dal mar Ionio (Golfo di Taranto). È divisa in due province: Potenza e Matera, e comprende 131 comuni.

I residenti della Basilicata sono noti come lucani e, in forme meno diffuse, basilicatesi o basilischi.


La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti oggi ad altre due regioni: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'area più settentrionale del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca dei Dauni. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzi (antichi abitanti della Calabria) e Lucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi e Cirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V secolo in poi si riferivano a una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico. I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C.: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria.

Storia

Dalla preistoria al Medioevo

Nella preistoria i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico inferiore e a rifugi del Mesolitico. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale. Dall'VIII secolo a.C. fu fondata la colonia greca di Siris (di madrepatria microasiatica) e intorno al 630 a.C. quella di Metaponto, di colonizzazione achea, completando l'occupazione della costa ionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene. I primi contatti dei Romani con i Lucani si ebbero con una temporanea alleanza anti sannita intorno al 330 a.C.. Dopo la conquista di Taranto nel 272 a.C., il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata la via Appia fino a Brindisi e vennero fondate le colonie di Potentia (Potenza) e Grumentum.

Alla fine del V secolo la Lucania era già ampiamente cristianizzata e dopo la caduta dell'impero romano restò in possesso bizantino fino alla conquista longobarda nel 568, entrando a far parte del Ducato di Benevento. Nel 968, dopo la conquista bizantina, venne costituito il thema di Lucania, con capoluogo Tursikon (attuale Tursi). Con l'arrivo dei Normanni, il thema scomparve favorendo la nascita del ducato di Puglia e Calabria, di cui Melfi (già sede della Contea di Puglia) fu inizialmente capitale. Con le Costituzioni di Melfi, promulgate da Federico II di Svevia, nel 1231 nacque il giustizierato di Basilicata. I confini del giustizierato coincidevano quasi del tutto con l'odierna regione, con l'esclusione di Matera (che entrerà nel 1663) e alcune zone del Melandro, della Val d'Agri e del Metapontino. Sotto la dominazione angioina, la Basilicata attraversò una profonda crisi demografica ma nella seconda metà del XV secolo si ebbe una certa ripresa, dovuta anche all'arrivo di esuli greco-albanesi dalle regioni balcaniche dell'Impero bizantino dopo la caduta di Costantinopoli.

Età moderna e borbonica

Tra XV e XVI secolo, la Basilicata fu teatro di conflitti tra Francia e Spagna: Miglionico ospitò la congiura dei baroni contro Ferrante d'Aragona, a Rionero s'incontrarono i generali Louis d'Armagnac e Consalvo Fernandez di Cordovatentando, invanamente, una pacifica spartizione del Regno di Napoli, e Melfi subì un pesante assedio da parte dell'esercito francese. Sotto il vicereame spagnolo, fu in gran parte sottoposta alla giurisdizione del Principato Citra ma nel 1642 ottenne un'autonomia istituzionale, destinando a Stigliano la prima sede della Regia Udienza di Basilicata. Quando a Napoli scoppiò la rivolta di Masaniello, nel 1647, una sollevazione popolare guidata da Matteo Cristiano e Francesco Salazar coinvolse tutta la regione, che aderì alla Repubblica, ma la rivolta venne rapidamente repressa. Nel 1663 venne creata una nuova provincia per la Basilicata, per assicurarne un maggiore controllo, con capoluogo a Matera, fino ad allora parte della Terra d'Otranto.

Nel 1735, la Basilicata passò sotto il dominio dei Borbone di Napoli. Sull'onda dei fatti del 1799, Avigliano, ancor prima di Napoli, piantò l'albero della libertà e proclamò la Repubblica Napoletana; da lì i moti si estesero in tutta la regione, ma la rivoluzione venne soffocata dall'esercito sanfedista del cardinale Ruffo, soggiogando le città di Potenza, Melfi, Tito e Picerno.

I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante la resistenza della popolazione (che, in gran parte, manifestò fedeltà alla corona borbonica), ponendo sotto assedio città come Lauria, Maratea e Viggiano. I francesi riorganizzarono l'assetto amministrativo e spostarono la sede dell'allora provincia di Basilicata da Matera a Potenza. Charles Antoine Manhès, fissando il suo quartier generale a Potenza, attuò una repressione molto violenta ma efficace contro il brigantaggio che imperversava nelle campagne basilicatesi e calabresi. Con il ritorno dei Borbone, nel 1848 le forze radicali tentarono, senza successo, di costituire a Potenza un governo provvisorio, dopo che Ferdinando II aveva ritirato la costituzione liberale, a pochi mesi dalla promulgazione.

Unità d'Italia e brigantaggio

Nell'agosto 1860, la Basilicata fu la prima provincia continentale del Regno delle Due Sicilie a dichiarare la propria annessione al nascente stato unitario, mentre Garibaldi si trovava ancora in Sicilia. Decaduta l'autorità borbonica, l'esercito di Garibaldi giunse in Basilicata senza incontrare difficoltà, toccando i comuni di Rotonda, Maratea e Lagonegro. Alla spedizione si unirono circa tremila volontari della brigata "Cacciatori Lucani", che seguì Garibaldi fino al suo scioglimento nel novembre dello stesso anno.

Dopo l'annessione, però, la Basilicata, afflitta da una povertà remota e, al tempo, la provincia più arretrata e isolata del regno borbonico, vide vanificare le proprie speranze di un cambiamento sociale: la mancata promessa di una redistribuzione demaniale, lo status quo mantenuto dalla classe dirigente e l'incomprensione del regio governo, generarono il malcontento del ceto popolare, che si tradusse in una rivolta armata. Il brigantaggio, fenomeno endemico del Meridione del quale la monarchia borbonica se ne servì ogni qual volta il proprio regno fosse minacciato da potenze straniere, agli albori dell'unità d'Italia assunse i connotati di una vera e propria guerra civile che interessò le province dell'ex Regno delle Due Sicilie per circa dieci anni, causando migliaia di morti tra rivoltosi e truppe del regio esercito. La Basilicata fu la provincia con il maggior numero di bande, di cui se ne contarono 47 in totale. Le più notorie, capeggiate da Carmine Crocco, fecero del Vulture la propria base operativa.

Sconfitto il brigantaggio, la Basilicata, come tutta l'Italia del tempo, iniziò a subire la piaga dell'emigrazione; un fenomeno che, tuttora, affligge la regione. Tra fine Ottocento e inizio Novecento iniziò a emergere il meridionalismo, movimento politico-culturale in favore del Mezzogiorno che tra i suoi esponenti annoverò personalità lucane come Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Ettore Ciccotti e Raffaele Ciasca. Grazie all'impegno dei meridionalisti, la Basilicata conobbe un lieve ma fondamentale sviluppo, con la realizzazione di scuole, vie di comunicazione, acquedotti, e politiche di bonifica e cura farmacologica.

Storia contemporanea

Sotto il fascismo, la Basilicata (che fu rinominata in Lucania) divenne terra di confino per gli oppositori poiché Mussolini, escludendo sporadici episodi di ribellione e oltraggio al regime, non intravide movimenti di vasta portata sociale che ne avrebbero arrecato seri problemi. Il confinato più celebre fu Carlo Levi che, dalla sua esperienza in terra lucana, trasse il romanzo Cristo si è fermato a Eboli, in cui denuncia l'arretratezza della regione, con la quale instaurò un forte legame. Con l'abolizione dei circondari, nel 1927 fu istituita la provincia di Matera. Tuttavia, sul finire del ventennio, si verificarono alcuni episodi di insurrezione popolare, come la rivolta di San Mauro Forte del marzo 1940 (al cui termine si contarono due vittime), dove centinaia di contadini si ribellarono al regime. Anche nei comuni di Bernalda, Pomarico, Salandra e Ferrandina scoppiarono tumulti fra il 1943 e il 1945 con veri e propri scontri armati. 

Nel settembre 1943 città come Matera (prima città del Mezzogiorno a insorgere contro i tedeschi occupanti) e Rionero furono vittime di rappresaglie nazifasciste mentre Potenza, Maratea e Lauria subirono i bombardamenti alleati. La Repubblica di Maschito, nonostante la sua breve durata, fu una delle prime esperienze repubblicane nate dalla Resistenza. Nel 1944 si verificò il più grave incidente ferroviario italiano e uno dei più gravi mai accaduti, il disastro di Balvano, in cui morirono più di cinquecento persone. Nel dopoguerra vi furono diverse agitazioni popolari per la redistribuzione delle terre ai contadini, l'episodio più significativo fu l'occupazione delle terre avvenuta a Montescaglioso nel dicembre 1949, seguita da una repressione che portò alla morte del rivoluzionario Giuseppe Novello.

Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta dal terremoto dell'Irpinia, che colpì buona parte del potentino. Nel 1993, i Sassi di Matera vennero dichiarati patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO, primo sito nel mezzogiorno d'Italia a ricevere tale riconoscimento. Agli inizi del 2000, sorsero movimenti come "Grande Lucania", che proponeva il ripristino dei confini della regione preromana aggregando i territori del Cilento alla Basilicata; e "Taranto Futura", con l'obiettivo di favorire il passaggio della provincia di Taranto alla regione basilicatese, ma entrambi i progetti non furono concretizzati. Nel 2003 il decreto varato dal governo Berlusconi, che prevedeva l'installazione di un deposito di scorie radioattive a Scanzano Jonico, provocò un'intensa protesta a cui aderirono oltre 100.000 persone che portò il governo ad annullare il proposito.


Turismo

Il turismo è basato su tre categorie:

Grazie ad un lieve miglioramento di accessibilità, soprattutto dai versanti tirrenico (con il raccordo autostradale Sicignano-Potenza) e ionico (con il potenziamento della SS 106 jonica, da cui si dipartono le arterie di penetrazione lungo i fondovalle del Bradano, del Basento e dell'Agri), la Basilicata ha registrato un aumento di arrivi e presenze tra il 1999 e il 2015. Tuttavia, la regione presenta, ancora, un movimento turistico molto debole: poco più di 200 000 arrivi e circa un milione di presenze all'anno, con una permanenza media, dunque, assai breve (meno di 5 giorni) e comunque legata, in massima parte, a Matera e alle località balneari.


Fonte: Wikipedia