Venosa

Venosa è un comune italiano di 10 807 abitanti[3] della provincia di Potenza in Basilicata, situato nell'area del Vulture-Melfese.

Nota anche come "città oraziana" per aver dato i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco,[6] è uno dei comuni iscritti all'associazione "I borghi più belli d'Italia"[7].

Storia

Antichità

Le tracce rinvenute assieme a resti di una necropoli neolitica, trovati in località Toppo d'Aguzzo a Rapolla nelle vicinanze del territorio venosino, certificano la presenza umana nel territorio di Venosa sin dai tempi della preistoria. Gran parte di queste testimonianze si trovano al "Parco Paleolitico" di Notarchirico, un'area non molto lontana dal centro.

La cittadina, probabilmente fondata dalle popolazioni latine, fu strappata dai Romani ai Sanniti nel 291 a.C. dal console Lucio Postumio Megello, che ne fece una colonia latina, ove si trasferirono circa 20 000 individui. La colonia romana Venusia fu fondata in posizione strategica tra Apulia e Lucania, allora in territorio dauno. Durante la seconda guerra punica,dopo la battaglia di Canne (216 a.C.) vi riparò il console sconfitto Gaio Terenzio Varrone[13].Sempre durante la seconda guerra punica, nel 208, vi morì il console Marco Claudio Marcello, attaccato da Annibale durante una ricognizione.

In seguito alla guerra annibalica la città fu ridedotta (200 a.C. ca.), con l'invio di nuovi coloni. Nel 190 a.C. la fondazione della Via Appia è occasione di forte sviluppo del centro. Durante la guerra sociale fu al fianco degli alleati italici, ma fu sottomessa da Quinto Cecilio Metello Pio e nell'89 a.C., nonostante questo, ricevette il titolo di Municipium (città romana), ottenendo il diritto di voto e di cittadinanza per i suoi abitanti.

Con l'apporto di nuovi coloni, Venosa acquisì un grande sviluppo, data anche la sua collocazione privilegiata nella Via Appia (una delle più importanti vie di comunicazione dell'antichità), che collegava Roma a Brindisi. Nel 65 a.C., nel municipio nacque e visse la propria adolescenza Quinto Orazio Flacco, uno dei più illustri poeti dell'epoca antica, emigrato, in seguito, a Roma. Nel 43 a.C. fu oggetto di una nuova deduzione da parte dei triumviri, che ne espropriarono i terreni dell'ager publicus, ridistribuendoli tra i veterani.

Nella suddivisione amministrativa operata nel 7 d.C. dall'imperatore Augusto Venosa rientrava nella Regio II (Apulia et Calabria). Con l'età imperiale, nei primi periodi dell'avvento del Cristianesimo (intorno al 70 d.C.), si insediò a Venosa una delle prime comunità ebraiche in Italia, che riuscì a integrarsi con la popolazione locale. Una testimonianza di tale convivenza è la collina della Maddalena, in cui sono collocate nelle sue cavità sia sepolture semite sia cristiane. Nel 114 d.C. fu aperta la via Traiana, che collegava Benevento e Brindisi ma che non toccò Venosa, portando conseguenze economiche svantaggiose per la città.

Diverse le ipotesi sull'etimologia di Venusia. Raccoglie maggior credito quella che ritiene la città fondata in onore della dea dell'amore, Venere (in latino Venus, anche tramite il trasformato fenicio Benoth). Per altri, l'origine del nome è nell'abbondanza e bontà dei suoi vini (vinosa), oppure nelle vene d'acqua di cui è ricca o, ancora, nel clima ventilato (ventosa).

Medioevo

Con la caduta dell'Impero romano e il conseguente avvento dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal V secolo. Nel 476 gli Eruli di Odoacre invasero la cittadina mentre gli Ostrogoti, nel 493, la trasformarono in un centro amministrativo, politico ed economico, titolo in seguito conferito ad Acerenza. Tra il 570 e il 590, i Longobardi la elessero sede di gastaldato. Successivamente la città tornò in possesso dei Bizantini, che la inserirono nel Thema Langobardia. Furono costruite chiese e monasteri di rito bizantino: da segnalare, intorno al 980, il monastero di San Nicola di Morbano.

Nell'842 la città fu saccheggiata dai Saraceni, i quali, a loro volta, furono cacciati da Ludovico II, sovrano dell'Impero carolingio. Nel 1041 i Normanni di Arduino, vincendo la battaglia del fiume Olivento, conquistarono tutta la regione. Durante il dominio normanno, Venosa fu assegnata a Drogone d'Altavilla. Nel 1133 Venosa fu saccheggiata e data alle fiamme da Ruggero II di Sicilia. Con la venuta degli Svevi, Federico II fece costruire un castello, eretto in un luogo ove esisteva un fortilizio longobardo dell'XI secolo, a cui assegnerà la funzione di Tesoro del Regno (Ministero delle Finanze).

Dal 1200, il castello divenne il convento dei frati agostiniani, passato poi ai Salesiani e infine ai Padri Trinitari, che ancora oggi albergano nell'edificio. Intorno al 1177, circa lo stesso periodo dei frati agostiniani, vi era la presenza di monache nel "Monastero di San Benedetto". Nel 1232, nasce a Venosa il futuro re svevo Manfredi, figlio di Federico II e Bianca Lancia. Nel 1297 i Cavalieri di Malta istituirono il baliato della SS. Trinità di Venosa. Agli Svevi succedettero gli Angioini e nel 1304, re Carlo D'Angiò assegna Venosa con titolo comitale al figlio Roberto, detto "Il Saggio".

Rinascimento

Dopo un continuo avvicendarsi di signori feudali, la città fu concessa in feudo agli Orsini nel 1453. Fu portata in dote nel 1443 da Donata Orsini al duca d'Andria Pirro Del Balzo, che fece costruire il castello (dal 1460 al 1470) e la concattedrale di Sant'Andrea (di cui si conosce solo la data di terminazione, 1502, e di consacrazione, 1531). Subì danni notevoli e alcuni morti a causa del terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456.[14]

Dopo gli Angioini, il regno di Napoli passò agli Aragonesi e in seguito agli Spagnoli, sotto i quali Venosa venne infeudata alla famiglia Gesualdo, che ottennero, nel 1561, il titolo di principi di Venosa, rendendo la città un importante centro di attività culturali, intellettuali e artistiche. Fu in questo periodo che visse il principe Carlo Gesualdo, musicista tra i più prestigiosi del suo tempo ma anche tra i più discussi; si dice che il compositore si sia rifugiato nel suo feudo di Gesualdo dopo aver assassinato, a Napoli, la sua sposa (nonché cugina) Maria d'Avalos, rea di averlo tradito con il duca di Andria, Fabrizio Carafa.

In questo periodo, Venosa vide anche la nascita di alcuni importanti centri culturali: nel 1582 venne costituita l'Accademia dei Piacevoli e dei Soavi, tra i quali Luigi Tansillo, Annibale Caracciolo, Ascanio e Giacomo Cenna, Bartolomeo e Luigi Maranta, Orazio de Gervasiis, Scipione de Monti Giovanni Antonio Rossano, e nel 1612 l'Accademia dei Rinascenti, quest'ultima fondata da Emanuele Gesualdo, figlio del compositore. Nel 1589, secondo le norme del concilio di Trento, il monastero femminile "Santa Maria della Scala" fu trasferito e costruito al di fuori delle mura della città. Nel tardo Rinascimento, nacque il futuro cardinale Giovanni Battista De Luca nel 1614, il quale si trasferì per studiare a Salerno e Napoli, per poi stabilirsi a Roma, ove ricevette la nomina di cardinale dal papa Innocenzo XI. Nel 1647, Venosa prese parte alla rivolta masaniellana, guidata in Basilicata da Matteo Cristiano.

Il XVIl secolo fu caratterizzato da una notevole attività sismica, in particolare tre eventi causarono danni significativi e vittime: il primo risale al 1625 con epicentro proprio nella città, i morti furono quaranta[15]. Particolarmente importanti furono poi gli effetti del terremoto del Sannio del 1688[16] e, pochi anni più tardi, del terremoto dell'Irpinia e Basilicata del 1694[17].

Dal Settecento a oggi

In entrambi i secoli, il feudo di Venosa fu affidato a varie famiglie nobili, come i Ludovisi e i Caracciolo.[18] Sul finire del Settecento, i Rapolla e altri galantuomini venosini elaborano la costituzione della municipalità repubblicana, che fu ostacolata dalle rivolte del popolo, che crearono un forte conflitto tra il ceto nobiliare e quello popolano.

Nel 1808, Venosa divenne la terza città con più possedimenti della Basilicata, dopo Melfi e Matera, oltre ad avere diritto attivo e passivo nel Parlamento Nazionale napoleonico. Nel 1820, ebbe un piccolo ruolo nelle sommosse contadine e nei moti carbonari. Durante i moti del 1848, tra i venosini si rese protagonista Luigi La Vista, giovane poeta e scrittore di sentimenti liberali, che fu ucciso il 15 maggio 1848 a Napoli da alcuni soldati svizzeri.

Tra il gennaio e il luglio del 1849, Venosa registrò probabilmente il periodo più nero della sua storia contemporanea. Si instaurò un durissimo astio tra possidenti terrieri, chi era favorevole alla cessione di quote di terre ai contadini e chi invece era contrario. Il disaccordo sfociò in una vera e propria guerra civile, aggravata da interessi politici e vendette. Il conflitto fu bruscamente represso e molte persone (in gran parte innocenti) finirono nelle segrete del Castello.

Il terremoto del Vulture del 1851 colpì con violenza la città, causando il crollo di alcuni edifici e la morte di 4 persone. Alcuni anni dopo si aggiunsero altri danni a causa del terremoto della Basilicata del 1857.[19]

Con l'unità d'Italia, nel 1861 fu conquistata dai briganti del rionerese Carmine Crocco, i quali, dopo aver sconfitto la guarnigione della Guardia nazionale venosina, furono accolti e appoggiati dalla popolazione locale. Durante l'occupazione fu ucciso Francesco Saverio Nitti, nonno dell'omonimo meridionalista. Nel 1866, nacque a Venosa Vincenzo Tangorra, deputato del Partito Popolare e ministro del Tesoro durante il primo governo Mussolini. Nel 1889, Giustino Fortunato ricevette la cittadinanza onoraria per il suo impegno profuso nella costruzione della linea ferroviaria Rocchetta-Gioia del Colle.

Nel 1908 avvenne il passaggio dall'illuminazione a petrolio e gas a quella elettrica. Fu colpita dal terremoto del Vulture del 1930: alcune case crollarono, molte furono lesionate.[20] Nel 1944, nell'ultimo periodo della Seconda guerra mondiale, fu costruita una pista di volo per le truppe del 485º Gruppo da Bombardamento dell'USAAF.[21] Fu l'unico aeroporto costruito in Basilicata nel periodo bellico. Nel 1946, terminata la seconda guerra mondiale, il referendum istituzionale del 2 giugno registrò 3.047 voti per la monarchia e 2.959 per la repubblica. Il terremoto del 23 novembre 1980 fu avvertito in modo piuttosto intenso causando panico e danni, perlopiù lievi, a gran parte delle abitazioni. Nel 1992 si celebrò il bimillenario della morte di Orazio Flacco.


Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Complesso della Santissima Trinità

Riconosciuto monumento nazionale dal 1897.[23] Costruito ove, in tempi remoti, esisteva un tempio pagano dedicato a Imene, il Complesso della Santissima Trinità è un'attrazione che comprende due chiese. La chiesa antica (o chiesa vecchia) risale all'epoca paleocristiana, sebbene, in seguito, fu modificata e restaurata dai Longobardi e dai Normanni. La chiesa ospita la tomba degli Altavilla e della moglie ripudiata di Roberto il Guiscardo, Aberada. La chiesa nuova (o chiesa incompiuta) fu iniziata tra l'XI e il XII secolo per ampliare quella antica, sfruttando i materiali sottratti all'anfiteatro romano, ma la sua edificazione non fu mai portata a termine.

Concattedrale di Sant'Andrea

Edificata per volere di Pirro del Balzo, tra il 1470 e il 1502, fu consacrata il 13 marzo 1531. Per favorirne la costruzione, fu demolita la chiesa di San Basilio, assieme alle botteghe e alle abitazioni circostanti. L'interno del monumento è suddiviso in due piani e tre navate, adornate con archi a sesto acuto. Nella navata destra figura la Cappella del Santissimo Sacramento, decorata con un arco caratterizzato da putti, candelabri e festoni. Al piano inferiore si trova la cripta che ospita la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo.

Chiesa del Purgatorio

Costruzione in stile barocco e chiamata anche chiesa di San Filippo Neri, fu innalzata nel 1679 per volere dei "Confratelli del Monte dei Morti", i quali diedero anche il sostegno economico per la sua edificazione. Sul portale d'ingresso si trova un'incisione ove è scritta una frase del poeta Orazio, "Pulvis et umbra". Si suppone che abbia partecipato al progetto un architetto di Roma mandato dal cardinale Giovanni Battista De Luca. Al suo interno vi sono un polittico del seicento di autore ignoto, raffigurante la creazione del mondo e tele di Carlo Maratta del XVIII secolo.

Altre chiese


Architetture civili

Palazzi

Palazzo Calvini

Costruito nel Seicento, fu, in seguito, modificato e restaurato nel settecento e nell'Ottocento. Al suo interno si trova una tavola di marmo chiamata "I Fasti Municipali", su cui sono incisi nomi di magistrati romani dal 34 al 28 a.C. Attualmente, è la sede del municipio della cittadina.

Cosiddetta Casa di Quinto Orazio Flacco

La cosiddetta Casa di Orazio, risalente al II secolo a.C., consta di due stanze adiacenti individuate come ambienti di un complesso termale, l'una semicircolare allestita con arredi e suppellettili di epoca romana ricostruiti con tecniche di archeologia sperimentale, l'altra rettangolare senza copertura. L'esterno, per la presenza della parete muraria in opus reticulatum e opus latericium, racchiude un suggestivo valore architettonico.

Altri palazzi

Fontane

Fontana Angioina
Fu eretta nel 1298, in onore di Carlo I D'Angiò, il quale soggiornò a Venosa nel settembre 1271 e nel giugno 1272. Presenta due leoni in pietra che hanno sotto i piedi un ariete, simbolo della forza dell'Impero Romano, (vista la provenienza romana dei leoni) posti alle estremità, una parte di colonna romana posta al centro (poco distante da essa) e ventidue piuoli in pietra che separano la piazza del Castello dalla Fontana. È anche un'importante tappa per la processione, (dopo la lavanda dei piedi che si svolge in Piazza San Giovanni de Matha), dove Gesù viene tradito da Giuda Iscariota. Attualmente è di nuovo attiva, con un nuovo rubinetto.

Fontana di Messer Oto
Costruita tra il 1313 e il 1314 per rendere omaggio al sovrano Roberto d'Angiò. È sormontata da un grande leone di pietra, sottratto a una costruzione romana della città, e nella parte posteriore è corredata di una larga vasca, che a suo tempo veniva sfruttata come lavatoio pubblico.

Fontana di San Marco
Risalente a fine cinquecento, prese il nome probabilmente dai leoni che sorgevano di fronte. Veniva usata per abbeverare i cavalli. A fianco, c'era un lavatoio pubblico, adesso inutilizzato. È importante per la posizione dietro la Cattedrale. Attualmente fornisce di nuovo acqua.

Altre Fontane
Venosa ha molte fontane, risalenti al periodo di Mussolini, e di recente costruzione. Quasi tutte sono attive, e sono locate nelle zone di espansione; altre nel centro storico per rifornire l'acqua durante la seconda guerra mondiale, quando questa scarseggiava, e dove non c'era ancora il sistema idrico dell'Acquedotto Pugliese. Altre, infine, sono state abbattute.

Masserie

Nel villaggio abbandonato di Sanzanello sono presenti le masserie rupestri di Sanzanello, dove sono stati ritrovati resti di ville di epoca romana.


Architetture militari

Castello Aragonese

Fu costruito nel 1470 per ordine del duca Pirro del Balzo, nel punto ove sorgeva l'antica Cattedrale e, ancor prima, vi era un sistema di cisterne di età romana, i cui resti sono osservabili nel cortile del castello. Nel seicento, il castello da fortezza fu trasformato in dimora signorile da Carlo ed Emanuele Gesualdo. Ha una pianta quadrata, con torri a forma di cilindro ed è circondato da un fossato mai riempito d'acqua. Al suo interno vi sono la Biblioteca Comunale e il Museo Archeologico.


Siti archeologici

Parco archeologico

Situato vicino alla Chiesa Incompiuta, conserva testimonianze comprese tra il periodo repubblicano e l'età medievale. È possibile rimirare il complesso termale, articolato in diversi ambienti come il “frigidarium”, composto da un mosaico pavimentale raffigurante animali marini e il “calidarium”, il bagno caldo con piccoli pilastri in mattone. Si prosegue per il complesso episcopale della Santissima Trinità, contenente al centro una vasca battesimale a forma esagonale, preceduta da tre piccole navate, in una delle quali è ricavata una seconda vasca battesimale cruciforme.

Catacombe ebraiche

Le catacombe ebraiche sono situate sulla collina della Maddalena, in una zona periferica di Venosa. Datate tra il III e il VII secolo d.C. secondo la documentazione epigrafica, furono scoperte nel 1853 e divennero oggetto di studio sistematico a partire dal 1974, grazie anche all'opera di Cesare Colafemmina. Sono composte da una serie di corridoi lungo i quali si possono ammirare sepolture e iconografie ebraiche. Accanto a tali catacombe, vi è un'altra struttura che ospita quelle cristiane, costituendo una testimonianza di convivenza pacifica tra ebrei e cristiani.

Area archeologica di Notarchirico

Scoperta nel 1979, è situata nella periferia di Venosa, è costituita da reperti risalenti all'era paleolitica (tra 600.000 e 300.000 anni fa). Si trovano resti di animali di grossa taglia come elefanti, bisonti e rinoceronti. Di tracce umane è stato scoperto un femore di femmina adulta della specie Homo Erectus. Inoltre, è stata rinvenuta una sequenza stratigrafica composta da oltre undici livelli riferibili al Paleolitico inferiore e databili tra 600.000 e 300.000 anni fa.

L'Anfiteatro romano

Costruito tra il I e il II secolo d.C., è stato privato di molte opere e ornamenti, attualmente collocati in altri monumenti di Venosa (molti furono sfruttati per erigere la Chiesa Incompiuta). Il primo scavo fu commissionato dai Borbone nel XIX secolo, dove furono trovati una serie di bronzi, monete, terrecotte ma, per abbandono, i ruderi furono risotterrati. Solamente nel 1935 fu riportato il tutto alla luce. L'Anfiteatro romano ha una forma ellittica, su tre piani, in parte costruiti fuori terra e in parte realizzati tagliando a terrazze il terreno in cui sorge. L'asse maggiore misura 70 m mentre l'asse minore 40 m. Esaminando questi dati, si ritiene che questa struttura accogliesse a suo tempo circa diecimila spettatori. Il livello più basso è quello dell'arena, ove si trova la terrazza del "podio" per i personaggi importanti. Vi sono altri due livelli, sostenuti da tre ambulacri concentrici: il primo livello detto "ima cavea", il secondo "media cavea" e il terzo "summa cavea".

Fonte: Wikipedia