Montescaglioso

Montescaglioso (AFI: [monteskaʎˈʎoːso])[13][14] è un comune italiano di 9 238 abitanti[11] della provincia di Matera in Basilicata.

Importante centro storico-culturale, vi sono quattro complessi monastici, tra i quali spicca l'abbazia di San Michele Arcangelo.

A livello culturale è da menzionare il Carnevale, uno dei più importanti nella regione, la cui prima attestazione ufficiale risale al 7 febbraio 1638[15] oltre al culto religioso e devozionale verso il santo patrono della cittadina Rocco di Montpellier, il cui patronato risale al 1684.

Il 9 gennaio 2004, con decreto del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, Montescaglioso ha ricevuto il titolo onorifico di città[16][17].


Geografia fisica

Territorio

Il territorio di Montescaglioso, così come quello di Matera, ricade in un'area archeologica, storica e naturale, il parco della Murgia Materana, che comprende circa 8000 ha[18] di cui circa 3500 ha appartenenti al comune montese.

La città sorge su un rilievo collinare a 352 m s.l.m. nell'estrema parte centro-orientale della provincia al confine con la parte sud-occidentale della città metropolitana di Bari e la parte nord-occidentale della provincia di Taranto e si estende per 176 km². Confina a nord-est con Matera (18 km), a est con Ginosa (TA) (13 km), a sud-ovest con Pomarico (17 km) e Miglionico (25 km) a sud con Pisticci (43 km) e sud-est con Bernalda (24 km). Tutto il complesso collinare ha un'altitudine compresa tra i 16 e i 365 metri sul livello del mare ed è delimitato a sud-ovest dal fiume Bradano e a nord-est dal torrente Gravina, evidenziando la biodiversità di un paesaggio che passa dalla Murgia calcarea ai calanchi argillosi.


Origini del nome

Nell'alto medioevo era chiamata Civitas Severiana, come riportato da alcuni diplomi, probabilmente perché venne edificata da Alessandro Severo, anche se viene smentito dal Giustiniani e, successivamente, dal Zuccagni[23]. Comunque, successivamente mutò in Mons Scabiosus, traducibile come "Monte Scabbioso", in riferimento all'aspetto brullo e aspro del territorio[24][25], oppure in Mons Caveosus, traducibile come "Monte Caveoso, ricco di caverne"[26].

Storia

Le origini

I primi insediamenti nel territorio di Montescaglioso risalgono al VII secolo a.C., come testimoniamo gli importanti reperti archeologici (tombe e vasi attici e apuli) ritrovati sulle colline circostanti il fiume Bradano e precisamente a Cozzo Presepe, Difesa S. Biagio, Contrada Pagliarone.

L'insediamento più vasto e importante corrisponde, però, all'attuale centro abitato di Montescaglioso ove lentamente, dopo i secoli IV e III a.C., si trasferirono le popolazioni precedentemente insediatesi negli altri piccoli centri.
L'intera area montese, strettamente collegata alla città magnogreca di Metaponto (fondata da coloni greci a metà del VII secolo a.C. in prossimità della foce del fiume Bradano), vive di intensi scambi e contatti con i centri greci della costa ionica. A testimonianza di questo intenso scambio economico-culturale tra i due centri vi sono importanti reperti archeologici come alcuni corredi funerari ritrovati nel territorio montese.[27]

Con la decadenza di Metaponto in epoca romana ed il progressivo insabbiamento del porto della città greca, Montescaglioso assunse un ruolo sempre più importante nel territorio circostante. È probabile, infatti, che una parte della popolazione di Metaponto, costretta ad abbandonare la città e a disperdersi negli abitati limitrofi dopo essersi schierata con Annibale nel 207 a.C. durante la seconda guerra punica, si sia trasferita a Montescaglioso.

Le ricerche archeologiche degli ultimi decenni hanno evidenziato la presenza nel centro storico montese di resti di strade risalenti al periodo ellenico, a dimostrazione del fatto che il primo insediamento umano nel territorio di Montescaglioso doveva sorgere pressappoco nelle aree circostanti l'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo. Nella stessa abbazia, nel 1991, è stata scoperta una ricca necropoli che attesta la presenza di una potente élite locale.

Più a valle, in località Porta Schiavoni, sono venuti alla luce tratti imponenti di una cinta muraria risalente al III secolo a.C. e costruita con imponenti blocchi di tufo posti in opera a secco.

Età antica

Alla fase romana della città appartiene un mosaico che attesta la presenza a Montescaglioso di una magistratura repubblicana e di un grande edificio pubblico. Inoltre presso l'Abbazia di San Michele Arcangelo è possibile ammirare un telamone in tufo proveniente da un altro palazzo pubblico di Montescaglioso. Questa opera è stata conservata nel museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, fino al 2015, anno in cui è ritornata a Montescaglioso[13].

Nel territorio montese gli archeologi hanno ritrovato i resti di un centro abitato a Difesa San Biagio del quale sono note le necropoli, alcuni impianti produttivi e parte del tessuto urbano. Nell'abitato di Cozzo Presepe si riconosce l'andamento di tratti della cinta muraria con i resti di una porta. In contrada Pagliarone sono state invece rintracciate numerose sepolture. Nella fase storica imperiale e tardo imperiale è probabile che il paese abbia conosciuto una lunga fase di decadenza e spopolamento determinata dalla nuova organizzazione del territorio imposta dai Romani incentrata essenzialmente sul latifondo. Nuove testimonianze della città compaiono solo nell'altomedioevo.

Divenuta roccaforte bizantina, dopo il 1000 fu conquistata dai Normanni, prima direttamente in sorte a Roberto il Guiscardo e poi, dopo varie vicissitudini, a Roberto di Montescaglioso unitamente al feudo di Tricarico. Successivamente accolse un'importante comunità benedettina con il conte normanno Rodolfo Maccabeo. In seguito Federico II l'assegnò a Manfredi[28]. Sotto gli Angioini e gli Aragonesi fu feudo di vari signori fra cui i del Balzo, in particolare si deve a Pirro del Balzo l'ampliamento e la ristrutturazione dell'Abbazia di San Michele Arcangelo[29].

Età contemporanea

Fin dall'inizio del XX secolo il paese conobbe la presenza del Partito Socialista Italiano, rispettando in tal senso la tendenza lucana che nei primi anni del Novecento vide attecchire gli ideali legati all'internazionalismo proletario di stampo marxista.

L'attività del PSI è documentabile a Montescaglioso fino al 1921, anno in cui la sezione venne data alle fiamme dai mazzieri del deputato locale, Francesco D'Alessio. Nonostante il regime fascista, e nonostante il paese ospitasse la vedetta della Marina Militare, l'attività dei partiti antifascisti è sempre stata attiva e ciò è testimoniato dal fatto che all'annuncio dell'arresto di Benito Mussolini, avvenuto il 25 luglio 1943 in seguito all'approvazione da parte del Gran consiglio del fascismo della mozione di sfiducia proposta da Dino Grandi, la popolazione del paese reagì con violente manifestazioni contro il podestà Francesco Locantore fino a giungere, il 19 settembre, alla sua uccisione, benché vi fossero in paese le truppe canadesi arrivate quello stesso giorno.

Subito dopo la caduta del regime l'attività politica del paese riprese con vigore e tornarono a farsi sentire quei malumori presenti da sempre nell'animo dei cittadini, legati alle usurpazioni delle terre demaniali e alla presenza del latifondo con i suoi rapporti di produzione basati sui soprusi.

Già nel 1945 duemila persone tra braccianti, contadini e disoccupati legati al mondo agricolo andarono ad occupare i feudi del proprietario La Cava, nelle contrade di Tre Confini e della Dogana. I rivoltosi sequestrarono il commissario prefettizio Manzo, che era alla guida del comune di Montescaglioso, lo misero in groppa a un asino e lo portarono con loro, chiedendo la sua opera di mediazione con le forze dell'ordine giunte sul posto, al fine di far ottenere i terreni ai contadini. L'occupazione causò l'arresto di 21 persone.

L'anno seguente, nelle elezioni amministrative tenutesi nel mese di aprile, il comune di Montescaglioso fu conquistato dal Partito Comunista d'Italia, caso più unico che raro, in quanto gran parte del Mezzogiorno, legato alle istanze della conservazione, vide la schiacciante vincita della Democrazia Cristiana. Un anno fondamentale nella storia di Montescaglioso è sicuramente il 1947. In quell'anno, infatti, le rivendicazioni dei contadini cominciarono ad assumere la concretezza che si sarebbe palesata due anni dopo. Nel mese di dicembre del 1947 si tenne a Pozzuoli, nei capannoni dell'Ansaldo, il Congresso democratico del Mezzogiorno. I delegati lucani furono 537, cinquanta dei quali erano cittadini di Montescaglioso. I contadini montesi ritornarono da Pozzuoli pieni di speranze e decisi a dare il colpo decisivo al sistema latifondistico.

Una strada pedonale che si distacca dalla strada rotabile non molto fuori di Matera e dalla parte di ostro, segue presso a poco la direzione del fiume Gravina e conduce a Montescaglioso, capoluogo del Circondario che ora vuolsi percorrere. Sorge questa piccola città su una collina presso il Bradano che le scorre a ponente-libeccio: la sua fondazione si deve ripetere, secondo il Giustiniani, dalla contessa Emma d'Altavilla, zia di Federigo II e vedova di Rodolfo Maccabeo, la quale la edificò nel XII secolo.

Altri ha voluto che fosse fondata da Alessandro Severo sulle rovine di Metaponto, perché in alcuni diplomi è denominata Civitas Severiana; ma ciò non basta a stabilirne quella vantata antichità. Ebbe Montescaglioso largizioni e privilegi, confermati poi dal mentovato Federigo e dal Viceré Pietro di Toledo; fu posseduto per legato paterno dallo svevo Manfredi quando era Principe di Taranto, e nel 1458 da Pirro del Balzo.

Pervenuto a Federigo secondogenito del Re Ferrante, egli lo vendé a Federigo Grisone, da cui per diversi contratti giunse in potere dell'ultimo feudatario Cattaneo. Vasta è la chiesa parrocchiale di Montescaglioso, ove sono altre chiese di mediocre struttura. Dei tre monasteri che vi si vedono, rinomatissimo per donazioni e per privilegi fu quello dei Cassinensi, ampio e fornito di bella chiesa, con doppio chiostro, doppio cenacolo, vasti e lunghi dormitori e molte sale. Miglionico e Pomarico appartengono a questo circondario. [...]

L'anno 1948 vide la cittadinanza montese intensamente impegnata a preparare lo scontro elettorale del 18 aprile, da cui sarebbe scaturito il primo parlamento dell'Italia repubblicana. In occasione delle elezioni tornò in paese Carlo Salinari (capo dei GAP e conosciuto come il compagno Spartaco), noto sia come grande letterato e sia per aver organizzato l'attentato di via Rasella (attentato che causò la rappresaglia tedesca consumatasi alle Fosse Ardeatine). Il contributo dei comunisti di Montescaglioso non servì ad impedire la schiacciante vittoria della DC, che nei suoi comizi aveva promesso alla cittadinanza la risoluzione del problema della terra. Pur delusi dalla sconfitta, i partiti di sinistra non smisero di organizzare le masse anzi, cacciati all'opposizione, decisero che era davvero giunto il momento per abbattere il sistema di potere basato sul grande padronato.

L'anno decisivo nella storia di Montescaglioso è il 1949[32]. Nel mese di dicembre di quell'anno si concretizzò sia la rivolta dei contadini, che cambiarono strategia passando dalle occupazioni simboliche ad occupazioni vere e proprie con l'obiettivo di prendere il possesso dei terreni, sia la violenta repressione condotta contro i contadini dai celerini di Mario Scelba (Ministro dell'Interno nel Governo De Gasperi IV). Montescaglioso viene ricordato, infatti, insieme a Melissa e Torremaggiore, come il paese in cui la repressione assunse i toni più violenti.

Le occupazioni delle terre che cominciarono il 7 dicembre 1949, nonostante un iniziale e timido tentativo di contenimento da parte delle forze dell'ordine, proseguirono per una settimana senza incontrare alcuna opposizione. Nel racconto dei testimoni si parla di “calma apparente” in quanto nell'aria era percepibile una certa tensione, le forze dell'ordine aspettavano il momento giusto per porre fine alle proteste popolari. Nella notte fra il 13 ed il 14 dicembre, dopo che in paese era calato il buio a causa dell'interruzione della fornitura di energia elettrica, decine di celerini venuti da Matera e Bari (questi ultimi erano meglio conosciuti come “Battaglione Pugile”) arrivarono in paese per effettuare alcuni arresti. Senza alcun rispetto dei diritti tutelati dalla giovane Costituzione repubblicana, i celerini arrestarono alcuni contadini, tra cui tre donne, Anna Avena, Marianna Menzano e Nunzia Suglia. Il silenzio di quella gelida notte fu rotto dai pianti dei bambini e dalle urla di protesta della popolazione che si riversò nelle strade del paese: l'obiettivo era assediare la caserma dei carabinieri ed invocare la liberazione degli arrestati. Mentre i contadini erano fermi lungo Corso Repubblica, sopraggiunse una motocicletta con in sella due carabinieri: Rosario Panebianco e Vittorio Conte. Questi volevano raggiungere la caserma ma, una volta incontrata la folla, cercarono di fare inversione e scivolarono sul viscido manto stradale. Impauriti, i celerini impugnarono le armi di ordinanza e spararono sulla folla ferendo Michele Oliva e Giuseppe Novello che morì tre giorni dopo a causa delle ferite riportate. Le ultime parole che udì furono “Muori Carogna!”, pronunciate dal suo carnefice.

In seguito ai tragici fatti fu celebrato un processo che si rivelò una farsa fin dalle sue prime udienze, in quanto la linea del Governo De Gasperi, che trovava un forte appoggio nei grandi proprietari latifondisti, fu quella di insabbiare i fatti ed addebitare le colpe alle popolazioni disagiate. Comunque i contadini, sconfitti dalla magistratura, ottennero un anno dopo una (seppur minima) conquista grazie all'approvazione della Legge Stralcio che aveva l'obiettivo di concretizzare i principi costituzionali sanciti negli articoli 42 e 44, riguardanti l'utilità sociale della proprietà privata e la previsione di espropri ai fini di una più equa distribuzione della proprietà fondiaria.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

La chiesa madre

La chiesa madre[34] è intitolata a san Pietro e san Paolo. Dell'originaria fondazione medioevale non resta traccia in quanto fu riedificata a partire dal 1776 e rifatta in stile tardo barocco. Si accede da un grande portale e si presenta a tre navate. Mostra uno splendido ed imponente altare barocco e una balaustra in marmo donati dal Capitolo di Siena durante l'epoca napoleonica. Anche gli altri altari sono in marmi policromi. La cupola del presbiterio è decorata con altorilievi in stucchi dei quattro evangelisti. Custodisce nelle navate laterali quattro tele di Mattia Preti: Nozze di Cana, cena in casa Levi, adorazione dei magi, Natività. I dipinti furono acquistati a Napoli e donati dal marchese Ferdinando Cattaneo alla chiesa parrocchiale agli inizi dell'Ottocento. Le altre tele custodite sono firmate da Giovanni Donadio, di scuola veneziana.

Fanno parte dell'arredo artistico della chiesa un organo della fine del Settecento, proveniente dal monastero benedettino femminile, e la cantoria, di inizio Ottocento, in legno decorato e dipinto raffigurante lo stemma del Comune. Ci sono pure due acquasantiere in marmo policromo ad intarsio, finemente scolpite. Il battistero e il lavabo provengono dall'abbazia benedettina di San Michele Arcangelo. Nella sacrestia è conservata una piccola tela che raffigura la Madonna col Bambino risalente al Quattrocento. È la prima parrocchia della città montese.

L'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo

L'abbazia, risalente al XII secolo, è dedicata a san Michele Arcangelo. L'immenso portale della chiesa e quelli del monastero sono stati realizzati da Altobello ed Aurelio Persio. Il campanile, di stile normanno, presenta due bifore per ogni lato, ed a fianco il tiburio cilindrico con sovrapposta lanterna. Nel pronao ci sono resti dell'antica costruzione. Fu trasformata a partire dal 1590: le navate laterali diventarono quattro cappelle per lato. Presenta una cupola cilindrica completata nel 1650 e soffitti a botte[35]. Sulle pareti stanno emergendo affreschi del Seicento della scuola del Donadio. Il coro ligneo e il maestoso altare maggiore in marmo, che un tempo adornavano la chiesa, ora si trovano rispettivamente nella chiesa del Gesù a Lecce e nella cattedrale di Matera.

La chiesa di San Rocco

La chiesa, risalente al XVI secolo, è dedicata a San Rocco. Si trova in Piazza Roma, in un'area in cui furono ritrovate già nel XVIII secolo antiche tombe greche: a quel tempo, infatti, l'edificio si trovava all'esterno del nucleo abitato, e si può quindi supporre che i terreni circostanti venissero utilizzati come cimiteri. È a pianta rettangolare e la facciata è coronata da un campanile. Conserva la statua di San Rocco proclamato patrono di Montescaglioso nel 1684. È stata costruita agli inizi del XVI secolo ed era usata per le sepolture. Fu danneggiata dal terremoto del 1827 e restaurata successivamente con la costruzione delle volte in pietra e di una nuova facciata. Custodisce dipinti ad olio del Seicento e del Settecento.

Il convento di Sant'Agostino

Il convento è dedicato a Sant'Agostino e risale al XIV secolo. Tre archi permettono di accedere al portico della chiesa eretta nel Quattrocento in cui si era insediata una piccola comunità monastica. Il complesso, di grandi dimensioni, è suddiviso in tre livelli: un piano interrato organizzato come una grande cantina per la lavorazione dell'uva e per la raccolta dell'acqua in grandi cisterne, un piano terra dove, oltre alla chiesa, erano collocati il refettorio, la cucina con un grande camino a camera ed i depositi, ed infine al piano superiore c'erano la biblioteca ed i dormitori. Nella chiesa tra le svariate opere d'arte conservate meritano una particolare menzione una tela San Giovanni Battista datata al 1493, altare in marmo policromo, organo e cantoria barocca. L'arredo interno è in stile settecentesco.

La chiesa Santa Lucia

Costruita in stile moderno è la seconda Parrocchia della Città. Presenta due statue la Vergine Siracusana sulla parte posteriore e la statua raffigurante il cappuccino Pio da Pietrelcina. Appartengono alla Parrocchia circa 6.000 persone della città Montese. Fa parte della Parrocchia di Santa Lucia anche il Convento dei Cappuccini.

Altri luoghi di culto

Le chiese rupestri

Particolare rilevanza storica e culturale meritano gli insediamenti rupestri presenti sul territorio all'interno del Parco della Murgia Materana. Il santuario della Madonna della Murgia rappresenta la chiesa più importante del patrimonio rupestre di Montescaglioso. Si caratterizza per i due altari, il maggiore contraddistinto da un grande crocifisso, il minore da un bellissimo affresco raffigurante la Vergine con il Bambino. Esternamente intorno all'area su cui fu costruita la chiesa, è possibile vedere ancora oggi le tracce di un'antica necropoli scavata nel tufo, La necropoli altomedievale della Loe.

Numerose le cripte, dislocate tra Murgia S. Andrea e l'insediamento rupestre dell'Aloe: cripta Scaletta, cripta S. Andrea, cripta Canarino, tutte risalenti al IX-X secolo, e le recenti cripte di Cozzo S.Angelo (datata tra metà dell'XI secolo e i primi decenni del XII secolo) e del Paratiello entrambe scoperte nel 2000 da due operatori del C.E.A.[36].

Architetture civili

Palazzi

Piazze

Monumenti

Architetture militari

Il castello normanno

Eretta dai Maccabeo sul finire dell'XI secolo a controllo di Porta Maggiore, la roccaforte è organizzata attorno ad un cortile al quale si accede da un portale affiancato da due torri delle quali ne esiste ancora una. Nell'ala est si conserva la torre più alta, a pianta quadrangolare, resa irriconoscibile da trasformazioni recenti. Al castello è annessa la chiesa di Santa Caterina. Al piano terra si conservano cisterne, depositi, un giardino pensile, le stalle ed un portico, attualmente chiuso. Il castello è stato posseduto da vari feudatari del paese: Roberto, nipote del Guiscardo, i Maccabeo, Goffredo di Lecce, Enrico di Navarra, fratello della regina Margherita, Ugo de Maccla, i Sanseverino, Bertoldo di Hoemburhg, Manfredi (al quale era stato donato dal padre Federico II di Svevia), Pietro di Beamount, Giovanni di Montfort-Castres, i del Balzo, gli Orsini ed i Grillo-Cattaneo. Agli inizi del XVII secolo, acquisita con il feudo dai Grillo, la roccaforte è stata trasformata in comodo palazzo. L'edificio è restaurato e le volte delle ampie camere del piano superiore sono affrescate. Nel 1857 viene demolito il braccio che collega l'edificio a Porta Maggiore e la facciata sul Corso viene ricostruita in stile neomedievale, con merli e garrite. Tra il 1960 e 1964, è demolita tutta l'ala meridionale ed una delle due torri dell'ingresso.

Le porte e le torri

Aree naturali

Fonte: Wikipedia