Brindisi

La provincia di Brindisi è una provincia italiana della Puglia di 377.335 abitanti[1], con capoluogo Brindisi. È stata istituita nel 1927 per scorporo dall'antica Terra d'Otranto e comprende 20 comuni, oltre al capoluogo. Sia da un punto di vista demografico, che per quanto riguarda la superficie, rappresenta la quinta provincia della regione.

Dalla fine del ventesimo secolo questa provincia ha conosciuto un processo di cambiamento del proprio assetto economico, con una progressiva diminuzione del peso dell'industria e una crescita del settore terziario. Significativo l'aumento del turismo, dovuto ad una buona dotazione infrastrutturale, rispetto al resto del Mezzogiorno[2], ed alla valorizzazione delle numerose risorse naturali, artistiche e culinarie presenti in tutto il territorio.

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Oria - Ostuni

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PAGINE DESCRITTIVE DELLE LOCALITA'

OriaOstuni

Territorio

La provincia di Brindisi, estesa per 1.839 chilometri quadrati[2], è la seconda provincia più piccola della regione, dopo la provincia di Barletta-Andria-Trani, ma al suo interno comprende vari territori: all'estremo nord, restringendosi fino a toccare il confine con la provincia di Bari, tocca il limite meridionale della Terra di Bari; al centro e a sud, invece, rientra nella subregione del Salento; al nord rientra nella subregione delle Murge, mentre, in direzione nord-ovest, al confine con la provincia di Taranto e parte della provincia di Bari, rientra nella Valle d'Itria. Ad est vi è il litorale adriatico, lungo 80,606 km in parte roccioso, ricco di piccoli approdi ed insenature che si alternano a lunghe spiagge sabbiose.

Il territorio cambia notevolmente da zona a zona: nei settori ad ovest, al centro ed a nord il paesaggio è caratterizzato da colline, lame, boschi e dai tipici trulli. A sud, invece, il paesaggio si presenta sostanzialmente piatto e in gran parte adibito alle coltivazioni (come quasi tutto il paesaggio salentino)[3].

Il territorio provinciale, secondo la Carta Geologica d'Italia, redatta dal Servizio Geologico d'Italia[4][5][6], è composto da vari tipi di terreni: nella zona centro-meridionale prevalgono calcari dolomitici[4] (presenti generalmente nella zona occupata dall'altopiano delle Murge), piccoli depositi eluviali[4], sabbie, anche argillose, talvolta ben cementate[4], limi grigi lagunari-palustri recenti[4] (presenti nei territori di Francavilla, Oria e San Donaci[4]), calcareniti e calcari tipo panchina[4], calcari bioclastici ben cementati[4] e sabbie calcaree poco cementate[4]. Nella zona centro-settentrionale, invece, prevalgono calcari di Bari e di Mola[6], risalenti al Cretacico superiore[6], e depositi calcareo-arenacei[6] o calcareo-arenacei-argillosi[6], risalenti al Pleistocene[6].

Orografia

L'altezza massima raggiunta all'interno della provincia è di 414 m s.l.m., nei pressi di Selva di Fasano[7]. Gli altri rilievi principali sono di poco più bassi e sono collocati tutti nella zona centro-settentrionale[7]. Lungo la Soglia messapica (nella zona che va da Villa Castelli a Ceglie Messapica) e lungo il versante adriatico (nella zona che va da Ostuni a Carovigno) le colline si elevano bruscamente, mentre a sud digradano dolcemente verso la Piana di Brindisi.

Idrografia

Non ci sono fiumi significativi, a causa del terreno carsico, ma si contano numerose sorgenti che sgorgano improvvisamente dal sottosuolo e alimentano piccoli corsi d'acqua di minima portata. Tra questi corsi d'acqua, il più lungo è il Canale Reale; esso sgorga nel territorio di Villa Castelli al confine con Francavilla Fontana e sfocia nella Riserva Naturale di Torre Guaceto, Carovigno. Lungo il litorale, inoltre, ci sono numerosi stagni e piccoli laghi d'acqua dolce, alimentati dalle falde acquifere che, trovandosi vicino al mare, fuoriescono dal sottosuolo[8].

Clima

Il clima della provincia è mediterraneo, con estati calde ed inverni non eccessivamente freddi. Lungo la costa gli sbalzi termici sono meno frequenti che nelle zone interne e l'azione mitigatrice del mare Adriatico fa lievitare leggermente le temperature medie. In collina e nelle zone pianeggianti interne la temperatura è generalmente più bassa rispetto alla costa.

Il clima della zona può essere influenzato da correnti fredde provenienti dai Balcani, che fanno abbassare di parecchi gradi le temperature (provocando in inverno estese gelate e, in alcuni casi, anche abbondanti nevicate) o da correnti calde provenienti dal Nordafrica (che d'estate rendono il clima particolarmente caldo e afoso).

La precipitazioni non sono molto abbondanti e si aggirano attorno ai 600 mm di pioggia annui[9].

Storia

Origini

Dai numerosi ritrovamenti archeologici effettuati in tutta la provincia, si è potuto affermare che già dalla preistoria questo territorio era abitato da alcune popolazioni che vivevano principalmente in grotte e cacciavano nelle foreste abbondanti di selvaggina. In seguito, nel neolitico, sono sorti alcuni villaggi (ne sono state trovate tracce a Oria, Ceglie Messapica, Francavilla Fontana e Ostuni), dove si formò una primitiva organizzazione sociale[10].

Successivamente, tra VIII e VII secolo a.C., giunsero dall'Illiria i Messapi[11], che formarono diversi centri, anche di grandi dimensioni; alcuni di questi divennero le odierne città di Brindisi, Mesagne, Ostuni, Oria, Carovigno, Villa Castelli, Ceglie Messapica e San Pancrazio Salentino. Importanti i siti archeologici situati a Egnazia presso Fasano e a Muro Tenente presso Mesagne. Nel periodo messapico la terra di Brindisi disponeva di due porti principali: Egnazia, vicino all'odierna Fasano. Pezza Petrosa nel territorio di Villa Castelli costituisce invece un phrourion un villaggio, con funzione di avamposto della città di Taranto[12].

In epoca pre-romana il territorio brindisino risultava invece occupato dal popolo dei Calabri[13] e l'intera area era detta Calabria.

Periodo classico

La provincia seguì la storia del resto della regione: fu conquistata dai Romani nel 276 perdendo ogni diritto politico[14], Brindisi divenne colonia latina nel 244 a.C. e poi municipio nell'89 a.C., crescendo economicamente e strategicamente per la posizione e per la ricchezza dei prodotti agricoli: l'olio, il vino e il frumento. Anche Oria, diviene municipio per la sua posizione tra Taranto e Brindisi, conservò la sua funzione di controllo del territorio lungo la via Appia. Successivamente, nel 109 d.C., l'imperatore Traiano ordinò di lastricare la via che prese appunto il nome di Via Appia-Traiana, seguendo la costa[15].

Medioevo

Tra il IV e V secolo d.C. cominciarono a nascere i primi luoghi di culto cristiani e nei secoli successivi si diffusero anche degli insediamenti rupestri.

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 il territorio della provincia, come tutta l'Italia meridionale, fu teatro di scontri tra Goti e Bizantini, che distrussero e saccheggiarono numerose città[16]. Perciò, dal VI al IX secolo le popolazioni conobbero un periodo di migrazione dalle zone costiere verso l'entroterra, in particolare sulle Murge meridionali, che offrivano maggiore sicurezza dovuta all'altezza, e formarono i Casali, centri di piccole dimensioni[17]; intorno all'850 arrivarono i Franchi, guidati da Ludovico II, che, dopo aver liberato Bari dai Saraceni, nell'866 fecero altrettanto ad Oria e si stanziarono in alcuni casali vicini[18]. Nel IX secolo, Oria aveva difatti raggiunto l'apogeo del suo sviluppo economico e culturale, diventando una città nota in tutto il Mediterraneo per la sua influente comunità ebraica e per la sua ricchezza[19].

Il territorio, dopo il XI secolo, conobbe un nuovo periodo di rinascita con i Normanni che inglobarono tutto il territorio dell'attuale provincia di Brindisi nel Principato di Taranto[20], che costruirono numerosissime chiese e castelli (Carovigno, San Vito dei Normanni, Mesagne, Ostuni) ancora oggi esistenti. Inoltre la popolazione ritornò ad abitare le città sul mare. Anche gli Svevi, con Federico II[20], lasciarono il loro segno: costruirono il castello fortezza di Oria per controllare l'Adriatico e il mar Ionio[21], il castello "di terra" a Brindisi, nel punto in cui termina la via Appia, ampliarono il castello di Mesagne[22] e del resto della provincia.

Brindisi, durante tutto il basso Medioevo, recuperò in parte la sua importanza: da qui passava infatti la via Francigena, percorsa da moltissimi pellegrini, crociati e mercanti di tutta Europa che, imbarcandosi dal porto brindisino, raggiungevano la Terra santa. Inoltre, in città, si stanziarono i Cavalieri Ospitalieri, i Cavalieri templari e l'Ordine teutonico[23]. Nel 1089, il conte normanno Goffredo di Conversano, in occasione del sinodo di Melfi, chiese a papa Urbano II di recarsi a Brindisi per consacrare la cattedrale. In questa occasione fu elevata da sede episcopale ad arcivescovado[24].

Nel 1450 circa il principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, volendo difendere meglio la città, realizzò l'interramento del canale che collegava il porto interno a quello esterno; gli effetti collaterali furono disastrosi: le acque stagnanti causarono la malaria, che fece rispopolare la città. Gli insediamenti rurali, al contrario, si svilupparono con fortuna soprattutto nei territori di Francavilla Fontana, Carovigno, San Vito dei Normanni, Ostuni e Fasano dove, sempre negli stessi anni, erano state erette numerose fortificazioni[25].

Sotto il dominio degli Aragonesi e il nuovo pericolo degli attacchi dei Turchi, che nel 1480 avevano assediato Otranto, furono costruite numerose fortificazioni anche lungo la costa (molte di esse sono ben visibili ancora oggi). In particolare, San Pancrazio Salentino, fu razziata dai Turchi una prima volta nel 1480, secondo quanto racconta Antonello Coniger ne Le cronache, il 5 settembre di quell'anno un drappello di 400 cavalieri turchi sbarcò a San Cataldo, devastando i paesi e massacrando la popolazione dell'entroterra leccese. Un secondo attacco a San Pancrazio Salentino avvenne nella notte del 1º gennaio 1547; cinque galeoni turchi sbarcarono a Torre Colimena, nell'attuale territorio di Manduria, sulla costa jonica. Girolamo Marciano di Leverano, in Descrizione, origini, e successi della provincia d'Otranto, riporta che un drappello di un centinaio di uomini, guidati da un certo Chria (o Cria), un traditore di Avetrana, saccheggiò e distrusse San Pancrazio, cogliendo il paese di sorpresa dopo il fallito tentativo di assalto della cittadina tarantina; quasi tutti gli abitanti furono rapiti e venduti in Turchia come schiavi. Tali avvenimenti sono narrati anche nell'affresco che decora la parete sopra l'ingresso laterale della Chiesa di Sant'Antonio da Padova. L'affresco mostra inoltre l'esecuzione di Cria, catturato dai sopravvissuti alla strage, legato nudo a un palo e finito a colpi di pietra e freccia.[senza fonte]

Storia moderna

Verso la metà del Cinquecento la provincia, come il resto del Regno di Napoli, fu invasa dai Cappelletti, che saccheggiarono diverse città[26]. Successivamente, dopo il Concilio di Trento, anche in questo territorio si diffusero nuovi ordini religiosi, come i Carmelitani ed i Cappuccini[27]. Intorno al 1575 l'arcivescovado di Brindisi ed il vescovado di Oria si separarono, dividendosi anche le città da controllare[28].

Nella prima metà del XVII secolo in molti comuni della provincia scoppiarono rivolte popolari contro le oppressioni feudali, che da secoli ormai impoverivano i ceti deboli[29]. Ben presto, però, i nobili si organizzarono per un contrattacco, riunendosi a Francavilla e stabilendo di iniziare ad attaccare Taranto, per poi spargersi in tutta la Terra d'Otranto e sedare, anche nel sangue, tutti i fermenti rivoluzionari[30].

Per tutto il corso del XVIII secolo si succedettero numerose carestie e pestilenze, che causarono numerose vittime in tutta la provincia. Successivamente, con l'arrivo della notizia della Rivoluzione francese, si ebbero violenti scontri tra Giacobini, sostenitori degli ideali francesi, e Sanfedisti, sostenitori del governo borbonico[31]. Alla fine degli scontri i Borboni ristabilirono il loro potere, seppur in modo molto precario[32].

Storia contemporanea

Nei primi anni dell'Ottocento si svilupparono i movimenti carbonari e la piaga del brigantaggio crebbe d'intensità, soprattutto nei comuni interni[34]. Per questo il Regno delle Due Sicilie inviò l'esercito, riducendo il fenomeno con l'arresto e la fucilazione di numerosi briganti (tra cui Ciro Annichiarico, uno dei maggiori esponenti della malavita locale[35]) ma non riuscendo a sradicarlo del tutto.

Durante tutto il XIX secolo, inoltre, furono avviate in tutta la provincia numerose opere infrastrutturali, come la costruzione della ferrovia Taranto-Brindisi (inaugurata nel 1886[36]) e l'avvio della costruzione di strade di collegamento fra i comuni. Inoltre si fecero progressi anche nel migliorare le condizioni igieniche delle città[37]. Nel 1871 (ma in realtà già da qualche anno prima) Villa Castelli presentò le prime richieste di autonomia dal comune di Francavilla Fontana, ma inizialmente non ottenne ascolto[38].

Negli stessi anni, con l'apertura della cosiddetta "Valigia delle Indie", una linea mercantile marittima che collegava rapidamente, attraverso il porto brindisino e il canale di Suez, Londra all'India, Brindisi ritrovò un nuovo slancio.

Tra il XIX e il XX secolo si è sviluppata l'industria della trasformazione dei prodotti agricoli a Brindisi, San Pietro Vernotico, Mesagne, Ostuni e Fasano; inoltre si sono diffusi stabilimenti vinicoli e oleari. Inoltre, sempre a Brindisi, sono nate fabbriche di botti per il commercio del vino.

Durante la Grande Guerra Brindisi contribuì in maniera preponderante agli eventi bellici sfruttando l'ampiezza e la sicurezza del porto, e le industrie meccaniche lavorarono a ritmi frenetici. Non mancarono i conflitti interni, durante il Biennio rosso.

Nel 1927 fu istituita la provincia di Brindisi, sul territorio del soppresso circondario di Brindisi della provincia di Lecce, più i comuni di Cellino San Marco, Cisternino, Fasano, San Pietro Vernotico e Torchiarolo[33]; dopo pochi mesi i comuni di Guagnano, Salice Salentino e Veglie tornarono alla provincia di Lecce[39].

Nei primi anni sessanta, a Brindisi, fu realizzata una grande industria petrolchimica, che si aggiungeva alle imprese meccaniche e aeronavali che hanno potuto dare lavoro a tecnici e operai provenienti dal territorio provinciale, ma anche dalle province e regioni limitrofe. Il territorio provinciale invece si specializzò nell'agricoltura di tipo intensivo, caratterizzata da piccole e medie imprese.

Con la crisi della grande industria chimica e la creazione di un grande polo industriale a Taranto, si è verificata una migrazione di operai specializzati verso Bari e Taranto.

Data la sua posizione geografica (porto per l'Europa orientale) Brindisi, e anche la sua provincia, negli anni ottanta e novanta, è stata un punto nevralgico del traffico di sigarette di contrabbando provenienti dai Balcani e destinate a tutto il mercato europeo[40]. Negli stessi anni la criminalità organizzata pugliese raggiunse il suo apice, favorendo maggiormente il fenomeno del contrabbando e aumentando la serie di estorsioni ai danni dei commercianti brindisini. Questo fenomeno criminale è stato quasi completamente sradicato dopo le grandi operazioni antimafia condotte nel 1995[41] e nel 2000[42] dall'Esercito Italiano. Tuttavia, ancora oggi la criminalità organizzata assume un certo rilievo a livello provinciale, specie nel traffico di droga[43] e nel settore immobiliare[44].

Oggi tutta la provincia sta conoscendo il successo del processo di terziarizzazione dell'economia che punta sullo sviluppo e la commercializzazione di prodotti locali di qualità, nonché una valorizzazione del suo patrimonio artistico e naturalistico che sono alla base di un solido turismo culturale.[senza fonte]

Fonte: Wikipedia