Gravina In Puglia

Gravina In Puglia, un'affascinante città nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia.

È conosciuta per il formaggio Pallone di Gravina, perché dà origine alle gravine, profondi canyon su cui spicca il ponte acquedotto e per il vino Gravina DOC. È abitata ininterrottamente da oltre diecimila anni.Gravina In Puglia, un'affascinante città nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia.

Storia Fonte: Wikipedia

«In Italia i Sanniti, dopo aver espugnato Sora e Calazia, città alleate ai romani, ne vendettero schiavi gli abitanti; nel frattempo i consoli romani invasero con un numeroso esercito la Iapigia e si accamparono presso la città di Sìlbion. Poiché essa era presidiata dai Sanniti, l'assediarono per molti giorni, e dopo averla espugnata con la forza, catturarono più di cinquemila prigionieri e presero anche un'ingente quantità di altro bottino.»

«Chi navighi da Brindisi lungo la costa adriatica incontra la città di Egnazia, tappa comune per i viaggiatori diretti, per mare o per terra, a Bari: la navigazione si effettua col vento di Noto. Fino a qui si estende lungo il mare il territorio dei Peuceti, nell'entroterra fino a Silvium. Esso è tutto aspro e montagnoso, poiché in gran parte occupato dagli Appennini, e si ritiene abbia accolto coloni arcadi»

Grazie alla posizione strategica dei vari abitati, Gravina può vantare una storia antichissima. Il suo territorio risulta essere stato abitato già dal Paleolitico antico, data l'alta presenza di acque nel torrente della Gravina, mentre i resti più consistenti risalgono al Neolitico, sin dal 5950 a.C. (Casa S. Paolo e Ciccotto).

Gli insediamenti più antichi sono stati individuati nelle contrade di Botromagno, S. Paolo, Vagnari, S. Stefano e S. Staso (paleocristiano). I toponimi Sidis (Σίδις), Sìlbion (Σιλβìον), Sidìon, Silvium, Petramagna o Botromagno (nome della collina dove si è sviluppato l'antico abitato) e i nomi degli antichi indigeni, quali Sidini, Silvini, attestano che la città subì la colonizzazione peuceta, prima, e greca, poi. In seguito, la conquista romana, come confermato anche dagli evidenti scavi archeologici, le necropoli e i relativi corredi funerari.

All'epoca di Alessandro il Molosso, divenne polis con diritto di coniare monete (Sidinon) e dopo la terza guerra sannitica (305 a.C.) divenne municipium romano, toccato dal tracciato della via Appia.

Un ritrovamento di uno scheletro appartenuto a un uomo di origine cinese o mongola nella necropoli di Vagnari, testimonia l'esistenza di rapporti fra la città di Gravina e l'Estremo Oriente già nel 200 d.C.[13]

Prima influenzata dai Greci, poi occupata da Roma, fu facile preda dei Visigoti di Alarico e dei Vandali di Genserico nel V secolo d.C. Distrutto il centro abitato, uno sulla collina di Botromagno e l'altro sul ciglio del burrone, la popolazione si trasferì nel sottostante burrone, dove alle grotte preesistenti aggiunsero altre abitazioni.

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, seguì le vicende dell'intera Italia, passata attraverso l'effimero dominio dell'erulo Odoacre, il regno goto e, infine, all'inizio del V secolo, la riconquista dell'Impero ad opera di Giustiniano. Durante lo stesso secolo fu inglobata nel dominio dei nuovi invasori Longobardi, sino all'avvento dei Normanni. Intorno al 1006 fu contea con Accardo, padre di Umfrido. Questi nel 1091 ricostituì la diocesi e consentì la costruzione della cattedrale presso il castello, sul ciglio della "Gravina" tra i rioni, Piaggio e Fondovico.

Le famiglie degli Aleramici e dei De Say la elevarono a marchesato; Federico II di Svevia, con Gilberto d'Aigle, la mise a capo del giustizierato di Terra di Bari, mentre la sua contea comprendeva gli attuali territori dei comuni di: Altamura, Ruvo, Bitetto e Grumo Appula.

Dal 1267 al 1380 fu feudo degli Angioini ora d'Angiò, ora d'Ungheria. In questo stesso periodo, Gravina divenne città demaniale e feudale. Conobbe il Cristianesimo nel I secolo d.C. e fu evangelizzata da Basiliani, Benedettini, Francescani, Domenicani. Nel XIII secolo giunsero i monaci degli ordini cavallereschi: Templari e Cavalieri Gerosolomitani, che furono possessori di case e territori di grandi estensione. Nel XIV secolo divennero feudatari gli Orsini di Roma. Successivamente si avvicendarono i discendenti delle case Del Balzo e Anguillara, di Taranto e Solofra. Francesco Orsini, prefetto di Roma, elevò il feudo di Gravina in Puglia a ducato.

Gli Orsini furono signori dal 1380 al 1816. In questo lungo arco di tempo la città subì le prepotenze feudali, dell'alto clero e dell'oligarchia locale. La città è molto nota in quanto nel 1649 vi nacque Pietro Francesco Orsini, poi papa Benedetto XIII. La situazione si aggravò durante il periodo borbonico, quando aumentarono angherie e violazioni di elementari diritti umani, tanto che Gravina contò molti rivoluzionari e patrioti dal 1789 sino all'Unità d'Italia, con una "vendita" carbonara. Protagonista delle vicende storiche di fine Ottocento ed inizio Novecento, contribuì moltissimo all'Unità d'Italia con patrioti e martiri delle guerre d'indipendenza e della prima guerra mondiale. Infatti, nella villa comunale, è stato dedicato loro un monumento dei caduti. Durante il secondo conflitto mondiale, parte del centro storico fu oggetto dell'esplosione di una bomba sganciata da un aereo alleato, nel tentativo di alleggerire il proprio peso per sfuggire alla caccia di aerei tedeschi.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiesa del Padre Eterno o Deesis

È locata sul versante ovest del costone ed è incompleta, a testimonianza di ciò sono visibili alcune arcate e colonne che introducono la navata principale, senza abside[15]; accanto due solchi usati per la tumulazione. Erano presenti affreschi dedicati a san Nicola e san Pietro, successivamente prelevati e restaurati presso la Fondazione E. P. Santomasi[15][16].

Chiesa della SS. Annunziata

Oggi sconsacrata, al suo interno presentava un altare e diversi dipinti religiosi; secondo la tradizione ivi ebbe luogo l'omicidio di un vescovo eretico, databile al XV sec.[17]. Nel 1714 papa Benedetto XIIIdecretò la fine delle funzioni celebrative e il loro trasferimento presso la cattedrale, causa le condizioni fatiscenti in cui versava la chiesa.[17]

Architetture civili

Castello svevo

Voluto dall'imperatore Federico II, fu costruito sulla sommità di una collina a nord della cittadella[18] tra il 1223 e il 1231[19], paragonato dal cronista Villani alla Porta di Capua e al Castello Capuano di Napoli[18], e ricordato dal Vasari come barco cinto di mura per l'uccellagioni[18], a testimonianza dell'attività di caccia compiuta dall'imperatore. Nel territorio erano comprese diverse aree boschive di una zona denominata Guardialto[18] e un lago, oggi scomparso[18].

L'edificio è a forma rettangolare, misurante 29,4 x 58,7 m, allo stato attuale di rudere[18]; in origine era a due piani, circondato da un piccolo cortile, e si accedeva da un'entrata detta cum porta magna[18], i lati lunghi comprendevano quattro torri quadrate, di cui restano solo le basi, ed era anche presente una cisterna, posta nei sotterranei, che garantiva sufficiente rifornimento di acqua.[18] Il pianterreno era provvisto di vari depositi, forni, cucine e stalle, mentre l'ultimo piano conteneva una sala che ospitava il sovrano e gli uomini durante le battute di caccia o le riunioni generali della Curia.[18]

Palazzo Ducale degli Orsini

Palazzo de Gemmis-Pellicciari

Settecentesco palazzo edificato dai nobili Pellicciari, oggi appartenente ai Baroni de Gemmis di Castel Foce. È un ampio elegante palazzo nobiliare ad archi che presenta a nord e a sud due torri. È sovrastato da una veranda coperta.

Palazzo Sottile Meninni

Architetture militari

Altro

Teatro Mastrogiacomo

La costruzione del Teatro Mastrogiacomo fu iniziata nel 1923, per volontà di Michele Mastrogiacomo, il quale impegnò tutto il suo patrimonio per realizzare tale teatro nel centro cittadino: l'inaugurazione avvenne nel 1927. Nel teatro, che fu usato pure come cinema, furono eseguite opere liriche e operette, oltre commedie e drammi teatrali nonché il varietà, la rivista e avanspettacolo. Il teatro fu demolito nel 1939 in rispetto della legge che imponeva di eliminare tutto il materiale legnoso, onde evitare il rischio di un incendio, quindi nel 1941 fu inaugurato il nuovo edificio in cemento armato. Molti celebri artisti si esibirono nel teatro gravinese, che poteva ospitare 612 spettatori: 327 in platea e 285 in galleria. Nel 1995 il teatro chiuse e l'edificio non fu più restaurato, ma gli eredi proprietari della famiglia Mastrogiacomo e l'amministrazione comunale stanno cercando di trovare la risorsa finanziaria per un restauro.[21]

Siti archeologici