Lavello

Lavello è un comune italiano di 12 996 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata.

Situato nel Vulture-Melfese, una zona nord-orientale della Basilicata incastonata tra la Puglia, la Campania ed il Potentino,[5] è il sesto comune della regione per popolazione,[6] nonché il terzo della Provincia di Potenza.

Storia

Antichità

L'abitato di Lavello ha origini molto antiche come è testimoniato dal ritrovamento di alcuni resti di un villaggio dell'età del ferro. Si origina dall'agglomerato dauno-romano di Forentum.

Il toponimo deriva con molta probabilità dal termine latino labellum, usato per indicare l'abbeveratoio per il bestiame. Il paese sorge, difatti, a metà tra i piani pugliesi e i pascoli del Vulture-Melfese, lungo i tratturi della transumanza che collegano le zone interne al Tavoliere. La collocazione svolge un ruolo chiave nello sviluppo del paese.

È già centro abitato importante all'epoca dei Longobardi e qui fu ucciso, nell'839, Riccardo, duca di Benevento.

Epoca normanna

Nel territorio del Vulture compare, al seguito della casata Altavilla, il cavaliere normanno Attolino. Egli partecipa a Melfi al Parlamento generale nel 1043, indetto da Guaimario V di Salerno, da Rainulfo Drengot di Aversa, e da Guglielmo I d'Altavilla. Nasce, così, la Contea di Puglia e Lavello è una delle dodici baronie in cui si articola il nuovo Stato normanno.

Secondo la cronaca di Amato di Montecassino, Attolino diventa Signore di Lavello. I Normanni tendono a far coincidere la riorganizzazione religiosa con la giurisdizione amministrativa: Lavello, infatti, è già (dal 1025) sede Vescovile ed appartiene alla metropolia dell'arcivescovo di Bari e Canosa. Lo studioso Marcello Romano riferisce che "Lavello è un importante centro bizantino alla fine del X secolo".

I Normanni ridefiniscono la struttura urbana di Lavello: Corrado Beguinot, ne “Il Vulture - Ritratto di un ambiente" (vol. III, p. 218) riferisce che: "Sotto il conte Attolino, ampliarono e ripararono la cattedrale e la dotarono di una cinta muraria, perché da quel periodo in poi viene indicata con il termine di castrum Labelli."

Nel 1059 al Concilio di Melfi I, papa Niccolò II, eleva la Contea di Puglia a Ducato di Puglia e Calabria e l'affida alla Casata degli Altavilla. Lavello ne segue le sorti.

Epoca Sveva e eventi successivi

Ai Normanni seguì il dominio degli Svevi, che vi edificarono la loro fortezza. Sede vescovile dal secolo X o XI, assunse notevole importanza quando Federico II restaurò ed ampliò la rocca longobarda. Nel 1254, a Lavello morì l'imperatore Corrado IV, figlio di Federico II.

Fedele a Manfredi, Lavello partecipò attivamente alla rivolta ghibellina del 1268. Il paese, nel 1298, come ritorsione subì un grave incendio provocato da Carlo I d'Angiò che distrusse gran parte dell'abitato. Questo evento è ricordato anche dallo stemma comunale, in cui è raffigurata una torre a due piani invasa dalle fiamme.

Dopo la rivolta ghibellina, nel 1268, Lavello fu assegnata da Carlo I d'Angiò a Galard d'Ivry e poi a Riccardo di Bisaccia e a Simone di Belvedere; fu feudo di Roberto di Suriaco, di Nicola Montorio e di Angelo Tartaglia. Ritornata agli Orsini del Balzo la Contea di Lavello fu incamerata da Ferdinando il Cattolico e venduto nel 1507 ai Del Tufo, che ne ottennero il titolo di marchese. Passò poi ai Pignatelli e infine ai Caracciolo di Torella, che la governarono sino all'eversione feudale.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiesa di Sant'Anna

La chiesa di Sant'Anna fu rifatta nel secolo XVIII su una fabbrica trecentesca e possiede un'Annunciazione tardo-cinquecentesca dipinta dai napoletani Antonio Stabile e Costantino Stabile. Nel territorio vi sono i resti di una costruzione termale romana e di un sepolcreto paleocristiano; nel 1963 furono rinvenuti materiali databili all'eneolitico.

La chiesa di Sant'Anna di notevole importanza storica, fu fatta edificare da Donna Caterina Caracciolo, moglie di Don Girolamo del Tufo, marchese di Lavello, nel 1537; forse ampliata, nel 1556, dalla stessa Marchesa insieme ai figli Don Girolamo, Don Indico e Don Emilio Del Tufo, sotto il pontificato di Sisto V. Fu consacrata dal vescovo di Lavello Giuseppe Bonocore il 3 maggio 1652 e dedicata a San Francesco, come risulta dalla lapide esistente in chiesa. Sotto il pavimento sono seppelliti: Donna Isabella Caracciolo († 1676), il marito Don Mauro Caracciolo dei principi Torella, duca di Lavello e altri della famiglia. La chiesa aveva annesso un convento dei Frati Minori Cappuccini. Nella chiesa ci sono tele pregevoli, tra cui quella di Sant'Anna, la Madonna della Stella, la Madonna degli Angeli e la tela dell'Annunciazione (Eterno Padre) restaurata presso la Sopraintendenza alle Gallerie di Matera. La chiesa fu intitolata a Sant'Anna, tardi, forse nell'800.

Architetture militari

Il castello

Il castello, ora sede del municipio, è una costruzione di epoca sveva trasformata nel secolo XVII, con facciata animata nella parte sinistra da una torre semicircolare, nell'angolo di destra da un corpo aggettante coronato da loggia. L'edificio accoglie anche un antiquarium in cui si conservano reperti dell'età del ferro, provenienti dalla zona, ceramiche indigene e italo-greche e varie iscrizioni in lingua latina ed ebraica.


Territorio

Il comune è situato nella media valle del fiume Ofanto, all'estremità settentrionale della regione. Il nucleo originario è sorto su un dosso dalle pareti ripide, inciso dagli alti rami del torrente Crapelotto (affluente di destra dell'Ofanto). In seguito il centro si è molto ampliato, con struttura a scacchiera, sull'asse della statale appulo-lucana.

Cultura

Feste di Carnevale

In passato queste feste venivano organizzate tra amici e familiari in case piccole e affollate di musica e voci, di anziani a bambini, che aspettavano l’arrivo delle maschere dei Domini. Per i giovani era l’unico momento in cui, avvolti dall'abito rosso della maschera del Domino, si poteva ballare con le innamorate di nascosto dai genitori.

Questo spirito si conserva ancora oggi. Nei festini si respira un clima di famiglia allargata e si sente il profumo dei piatti tradizionali della cucina lavellese.

Il Domino

Il colore tipico del Domino è rosso come la passione e l'amore ma può essere anche blu, nero, verde e giallo. La maschera è il protagonista del Carnevale e simboleggia romanticismo e galanteria. Durante il Carnevale, travestirsi da Domino annulla il ceto sociale, i cittadini sono tutti uguali.

Musica

L'Associazione Concerto Bandistico Città di Lavello è erede della tradizione bandistica della città risalente almeno al 1871 e che dal 1925 al 1932 raggiunse punte di eccellenza sotto la direzione dei maestri Orsomando (padre della nota annunciatrice televisiva Nicoletta), Caldaroli e Guarino.

Economia

Le fabbriche più importanti, adiacenti al comune lucano, sono lo stabilimento della Barilla e, soprattutto, della SATA, che ospita una delle maggiori industrie di auto d'Europa, la Fiat Chrysler Automobiles(costruita a cavallo fra il 1991 ed il 1993).

È tra i principali centri agricolo-commerciali della provincia di Potenza. La fertilità del territorio consente la produzione di cereali, uva, olive, ortaggi e barbabietole. Vi sono olivicultori, frantoi oleari, molini, lavorazione delle barbabietole, impianti vinicoli (vino aglianico e spumante del Vulture). Allevamenti di bovini e ovini con produzione di latte, carne e lana; celebre è la mozzarella di bufala lucana prodotta nella zona. Vi sono anche botteghe di ceramica di lavorazione del legno.

La città inoltre è tra le poche realtà in Basilicata ed in Italia che può vantare la sede centrale di una propria banca locale, la BCC di Gaudiano di Lavello. Fondata nel 1982, ha competenza su tutto il Vulture Melfese, con proprie filiali anche a Melfi e a Rapolla. La Banca è affidataria di 8 affreschi del Quattrocento rivenienti dalla antica chiesa medioevale di Santa Maria della Foresta al Bosco delle Rose (cfr. "Una chiesa Medioevale di Lavello e gli affreschi del XV secolo" di Antonio Rosucci edito da Finiguerra Arti Grafiche 1997)

Fonte: Wikipedia