Calabria

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La Calabria è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale di circa due milioni di abitanti, con capoluogo Catanzaro. Confina a nord con la Basilicata, a sud-ovest lo stretto di Messina la separa dalla Sicilia ed è bagnata a est dal mar Ionio e ad ovest dal mar Tirreno.

È il primo territorio ad aver storicamente ricevuto il nome di Italia, dato dagli antichi greci all'istmo di Catanzaro che, al loro arrivo nell'area, era sotto il domino di Italo, re degli enotri. Abitata sin dal paleolitico, come dimostra la grotta del Romito, grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo ha visto il fiorire di numerose culture: enotria, bruzia, greca, romana, bizantina, normanna. Quello greco rappresenta per la Calabria il periodo di massimo splendore, con la fondazione a partire dall'VIII secolo a.C. di numerose città che saranno per secoli fra le più ricche e culturalmente avanzate del loro tempo, costituendo il fulcro del territorio successivamente ribattezzato Magna Grecia dai conquistatori romani. Le principali póleis erano Sybaris(poi sostituita da Thurii), Kroton, Locri Epizefiri e Rhegion, a cui si aggiungevano Kaulon, Hipponion, Skylletion, Terina, Medma, Metauros e Laos. Nel IV secolo a.C. la città di Cosentia assunse il ruolo di capitale dei Bruzi esercitando un ruolo egemonico nella regione sino alla conquista da parte dei romani.

In epoca romana è parte della Regio III Lucania et Bruttii, una regione dell'Italia augustea. Dopo la guerra greco-gotica diviene e rimane per ben cinque secoli un dominio bizantino (Ducato di Calabria, poi eretto a Thema), recuperando pienamente il suo carattere ellenico sul piano linguistico, religioso e artistico. Fiorisce il cenobitismo, col sorgere in tutto il territorio di innumerevoli chiese (fra cui la spettacolare Cattolica di Stilo), eremi e monasteri in cui moltitudini di monaci basiliani calabro-greci si dedicano alla trascrizione di testi classici e religiosi. Sono i bizantini a introdurre l'arte della seta a Catanzaro; città che diverrà, nei secoli a seguire, il più importante centro serico d'Europa. Nell'XI secolo, l'avvento dei normanni dà il via a un lento processo di latinizzazione della Calabria, e la penisola inizia a seguire le sorti del resto del Meridione: farà parte del Regno di Sicilia, del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie, prima di convergere nell'Italia unita.

Nell'area della Bovesìa esistono ancora oggi delle comunità di lingua grecanica, variante locale della lingua greca che affonda le sue origini nei periodi magnogreco e bizantino. Nella parte centro-settentrionale della penisola sono invece numerosi i comuni di lingua arbëreshë, fondati fra XV e XVIII secolo da quegli albanesi che si rifugiarono in Italia per sfuggire all'invasione ottomana dei balcani. Vi è inoltre a Guardia Piemontese una minoranza di lingua occitana.

Sul territorio calabrese insistono tre parchi nazionali; quelli del Pollino (il più grande d'Italia), della Sila e dell'Aspromonte, e un parco regionale, le Serre.

Geografia fisica

La regione costituisce la punta dello stivale. È bagnata a ovest dal mar Tirreno, a est dal mar Ionio, a nord-est dal golfo di Taranto e a sud-ovest è separata dalla Sicilia dallo Stretto di Messina, la cui distanza minima tra Capo Peloro in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria è di soli 3,2 km, dovuta al legame geologico presente in profondità tra il massiccio dell'Aspromonte e i monti Peloritani.

Orografia

La Calabria ha una superficie prevalentemente collinare, che si estende per il 49,2% del suo territorio, presenta ampie zone montuose che coprono il 41,8% del suo territorio, mentre il restante 9% è pianeggiante:


Idrografia

I fiumi della Calabria generalmente non presentano uno sviluppo significativo, in primis per la forma stretta e allungata della penisola calabrese, in secondo luogo per la particolare disposizione dei rilievi montuosi; pertanto, la maggior parte dei fiumi calabresi sono a carattere torrentizio, fanno eccezione il Crati e il Neto - i fiumi più lunghi - che sfociano nel mar Ionio. Tributano anch'essi allo Ionio, ma con un corso di gran lunga più breve, il Coscile (che ha origine dal Massiccio del Pollino, in cui sfocia il suo maggiore affluente, l'Esaro), il Trionto, il Tacina e il Corace; questi ultimi fiumi, come peraltro il Neto, nascono dalla Sila. Dall'altopiano della Sila hanno origine anche l'Amato e il Savuto, che insieme al Lao che scende dal Massiccio del Pollino, sono i maggiori fiumi del versante tirrenico. Gli altri corsi d'acqua sono ancora più brevi e hanno le caratteristiche tipiche delle fiumare in quanto hanno regime torrentizio, scorrono incassati in stretti versanti a monte per poi riversarsi nelle pianure alluvionali in ampi alvei ciottolosi, asciutti per gran parte dell'anno, ma che possono riempirsi repentinamente in occasione di temporali o piogge violente. Inoltre esistono numerosi laghi che sono artificiali, soprattutto sull'altopiano della Sila, i principali sono l'Ampollino, l'Arvo, il Cecita, l'Angitola e il Passante.

Geologia

Quando si parla della geologia della Calabria si riferisce generalmente all'Arco calabro, detto anche "Arco Calabro-Peloritano". Si tratta di una catena montuosa semi-circolare che comincia a sud della Basilicata e comprende il settore nordorientale della Sicilia, con i Monti Peloritani. Il basamento della Calabria è costituito principalmente da rocce cristalline e metamorfiche di età Paleozoica, coperte dai successivi sedimenti principalmente Neogenici. Le rocce del substrato sono costituite da diverse unità tettoniche ("falde") sovrapposte le une alle altre e sulle unità degli Appennini meridionali e delle Maghrebide siciliane.[11]

L'evoluzione Neogenica del Mediterraneo è quella tipica dei sistemi Arco-Fossa di subduzione, caratterizzata da uno slittamento dell'Arco Calabro verso Sud-Est in concomitanza con l'apertura del bacino Tirrenico. Il cosiddetto avampaese di questo sistema è costituita dalla piattaforma Apula e dalla piattaforma Ibleo o "Ragusana". Il Tirreno rappresenta il bacino di retro-arco di questo sistema di subduzione, dove le parti con affinità africana subducono al di sotto degli elementi di affinità Europea (Arco calabro).

La Calabria è una regione ad elevata pericolosità sismica.

Clima

Il clima calabrese è generalmente di tipo mediterraneo. Il litorale ionico è più secco e arido di quello tirrenico che si presenta con un clima più mite. Le temperature in genere lungo le coste non scendono mai sotto i 10 °C e non salgono mai sopra i 40 °C, con punte di 42-44 °C nei mesi estivi. Lungo gli Appennini e nelle zone interne, dal Pollino, alla Sila fino all'Aspromonte, il clima è montano appenninico (continentale freddo) con inverni freddi e nevosi, l'estate è tiepida e non mancano temporali. Da segnalare l'interessante escursione termica giornaliera, in inverno, nella valle del Crati, dove anche a quote di pianura possono verificarsi abbondanti nevicate.


Flora

Le differenti condizioni climatiche della regione favoriscono anche una diversa vegetazione da zona a zona. Dal livello del mare fino ai 600 metri (piano mediterraneo) predomina la macchia mediterranea con ulivi, lecci e altre piante tipiche del clima mediterraneo. Dai 700 metri fino ai 1000 metri (piano della bassa montagna appenninica), invece, cresce una vegetazione di transizione: castagni e altre querce hanno la loro dominanza. Dai 1000 metri in su (piano montano) dominano le specie tipiche del clima di montagna, composte da faggio, abete bianco e pino laricio. Sulle Serre calabresi il piano montano inizia, in alcuni punti, anche a 800 metri. Da citare il "pino loricato" (Pinus heldreichii), simbolo indiscusso del Parco nazionale del Pollino: questa antica reliquia vive solo sul Pollino, mentre fuori dal territorio italiano lo si trova sui Balcani.


Origini del nome

Nell'era augustea dell'Impero Romano l'attuale regione era conosciuta come Bruttium, dalla popolazione che l'abitava. Ancora prima, attorno al XV secolo a.C., queste terre erano conosciute con il nome di Italia, dalla popolazione degli Itali, discendenti degli enotri. I Greci indicarono l'origine del nome in Ouitoulía dal vocabolo "Italòi" (plurale di Italós), termine con il quale i coloni achei che giunsero nelle terre dell'attuale Calabria ambiguamente designavano sia i Vituli, una popolazione che abitava le terre a sud dell'istmo di Catanzaro, il cui etnonimo era etimologicamente relato al vocabolo indicante il toro, animale sacro ai Vituli e da loro divinizzato, che i tori stessi: il greco italós infatti è di derivazione italica, specificamente deriva dalla osco-umbra uitlu, toro appunto (vedasi il latino uitellus, forma con suffisso diminutivo che significa vitello). Ouitoulía venne così a significare "terra dei Vituli" o "terra dei tori". A supporto di questa ipotesi, nella parte meridionale della penisola calabrese, laddove si sviluppò la più grande civiltà italica, prima dell'avvento di Roma, esistono toponimi di origine magnogreca (alcuni tradotti in latino dai Normanni) probabilmente facenti capo alla più antica etimologia di terra dei tori (dei bovini): Bova, Bovalino, Taurianova, Gioia Tauro, ecc.

Il nome Calabria designava in origine la penisola salentina, che era compresa nella regione augustea Regio II Apulia et Calabria, mentre l'odierna Calabria insieme all'attuale Basilicata formava la Regio III Lucania et Bruttii. Ma quando le due penisole dell'Italia meridionale furono unificate dai Bizantini, il nome di Calabria fu usato per identificare anche la regione del Bruzio; successivamente, con la perdita dei possessi bizantini nel Salento in favore dei Longobardi, il nome fu utilizzato per designare soltanto l'attuale penisola calabrese, che mantiene tuttora il nome. Durante il basso Medioevo e l'età moderna il termine Calabria venne trasformato in Calabrie, con lo sdoppiamento del territorio nelle due province napoletane di Calabria Ulteriore e Calabria Citeriore.

Il nome Calabria viene da Calabrī, da confrontare con i Γαλάβριοι (Galábrioi) della Penisola balcanica (dalla quale forse deriva anche l'etnico Calabrī). L'origine sembra essere una radice preromana *cal-/cala-o *calabra-/galabra-, che compare anche in calaverna e calabrosa, nonché in calabria, nome comune della pernice di monte (Lagopus muta), che significherebbe "roccia", "concrezione calcarea o ghiacciata". A sostegno di questa tesi Latham (1859) riporta tribù di Galabri o Calabri nelle regioni orientali dell'odierno Kossovo, ricche di giacimenti minerari di oro e di argento e afferma che Iapigi e Iapodi erano contigui ai Galabri e, “for all pratical purposes”, erano la stessa popolazione e che “word for word” Galabri è lo stesso che Calabri. Latham afferma inoltre che in Italia ci sono Iapigi chiamati Calabri, nei Balcani ci sono Iapodi anche detti Calabri. Con il nome di Iapigi venivano indicati anche i Messapi e i Calabri[17]. È dunque probabile che migranti abili nelle tecniche minerarie abbiano popolato le zone dell’Italia meridionale prossime a giacimenti per loro interessanti. Quelli delle Serre (Pazzano) e quelli ricchissimi del monte Mula (anche qui oro e argento) furono coltivati anche in tempi remoti. "Mula" è uno dei molti toponimi calabresi derivati da antiche lingue del vicino oriente..

Un'altra ipotesi vuole che il termine Calabria derivi invece dal greco antico kalón-bryōn ([terra] che fa sorgere il bene/il bello), ad indicare la fertilità del suo territorio. Ne fa riferimento, ad esempio, il poeta e storico cinquecentesco Francesco Grano da Cropani nel suo poemetto De situ laudibusque Calabriae, in cui, nell'elogiare le bellezze della Calabria, accenna anche alla presunta esistenza della suddetta origine etimologica ("[...] se è vero che nella lingua greca il termine kalon significa bello, e brio indica lo zampillare.

Storia

Preistoria

Le prime tracce della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Praia a Mare, il graffito del Bos primigeniusdella Grotta del Romito a Papasidero, una figura di bovide incisa nella roccia 12.000 anni fa, ma anche le attività minerarie nella Grotta della Monaca a Sant'Agata di Esaro. Durante l'era dei metalli giunsero nuove popolazioni, uno degli insediamenti più importanti risalente a quel periodo è il complesso di Torre Galli nei pressi di Vibo Valentia, inoltre, nei pressi di Roccella Ionica, sul finire degli anni sessanta, furono condotti degli scavi che riportarono alla luce una necropoli risalente all'età del ferro, così come, negli anni cinquanta, in Contrada Ronzo a Calanna a poca distanza dall'abitato si scoprì la necropoli di un villaggio protostorico databile ai secoli XI- X a.c, importanti reperti ritrovati sono conservati a Reggio Calabria nel Museo nazionale della Magna Grecia. Nei pressi di Girifalco, in contrada Carìa, fu rinvenuta una necropoli del Neolitico superiore durante gli ultimi anni del XIX secolo dallo storico e archeologo Armando Lucifero nella quale reperì il cranio di Carìa.

Mitologia

Secondo il mito, Aschenez, pronipote di Noè, mercante semita ed inventore della barca a remi, giunse tre generazioni dopo il diluvio universale sulle sponde dove fu fondata Reggio.

Più tardi, secondo il mito greco, circa 850 anni prima della guerra di Troia, vi sarebbero dunque giunti Enotrio e Peucezio (riportato anche come Paucezio), di stirpe enotriae pelasgica, originari del Peloponneso, in Ausonia, abitata già dagli Ausoni.

Secondo la leggenda Enotrio avrebbe regnato per 71 anni e alla sua morte gli sarebbe succeduto il figlio Italo ("uomo forte e savio" secondo quanto narra Dionigi di Alicarnasso) che regnò su una popolazione "Italòi" che occupavano la penisola nella zona situata a sud dell'Istmo di Catanzaro, che oggi sono la province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, dalla quale l'Ausonia avrebbe preso il nuovo nome di "Italia", come riportano Tucidide ("quella regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade") e Virgilio (Eneide, III). Sappiamo comunque da Dionigi di Alicarnasso e Diodoro Siculo che gli "Ausoni" (abitanti dell'Ausonia) erano stanziati nella zona di Reggio già intorno al XVI secolo a.C..

Periodo italico

Tali popolazioni dunque (Ausoni-Enotri-Itali, di origine indoeuropea, Italici appartenenti al gruppo latino-falisco), avrebbero abitato prevalentemente le zone costiere. I Lucani (Italici indoeuropei, appartenenti al gruppo osco-umbro), abitavano nella regione che da essi prese il nome di "Lucania", a nord della Calabria. L'entroterra della Calabria (chiamato in seguito dai Romani "Bruttium"), fu abitato principalmente dai Bruzi (di temperamento bellicoso, chiamati Brutti o Bretti, strettamente imparentati coi Lucani) oltre che da genti di origine iberica. Il centro nevralgico di questo popolo era Consentia, l'attuale Cosenza, la quale venne eletta dalle tribù dei Bruzi, dopo essersi coalizzate in una lega, "capitale" della regione. Fu occupata dai Romani assieme al resto della Magna Grecia nel 265 a.C., ma durante la seconda guerra punica si ribellò a Roma per allearsi con Annibale, per poi ritornare sotto il saldo controllo della repubblica romana dopo la sconfitta del condottiero cartaginese.

Periodo greco antico

Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi, i quali strapparono le terre ai Lucani (costretti a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia, greco-italica, estremamente florida nei secoli successivi. I Greci fondarono fiorenti colonie, così magnificenti da guadagnarsi l'appellativo di Magna Grecia (Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni casi, la stessa madrepatria.

Tra l'VIII ed il IV secolo a.C. infatti fiorivano su tutta la costa numerose ed importanti città della Magna Grecia, come Rhegion, Kroton, Locri Epizefiri, Metauros e Sybaris, e numerose sub-colonie fondate dalle colonie stesse quali: Kaulon, Hipponion, Medma, Terina e Scolacium.

La storia delle poleis magnogreche vide primeggiare politicamente ed economicamente le città di Reggio come padrona dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale, di Locri Epizefiri nella parte centrale della regione, e di Crotone in quella settentrionale, in una storia fatta di alterne alleanze e conflitti interni tra le tre potenze della regione.

Successivamente, con la pressione delle popolazioni italiche dei Bruzi e dei Lucani (che conquistarono anche la gran parte delle poleis greche), e con l'avvento di Roma, la Magna Grecia iniziò il suo declino, dovuto anche ad una continua lotta per il predominio tra le poleis.

Periodo romano

Dopo la conquista da parte dei Romani, nel III secolo a.C., i territori assunsero la denominazione di "Brutium" ma, a parte alcune città alleate, dunque non sottomesse all'autorità di Roma, gran parte della regione non fu in grado di ritrovare la prosperità di un tempo. Le poleis magnogreche erano quindi destinate a perdere il proprio potere in favore di un'alleanza (come nel caso di Reggio) o di una colonizzazione romana (nel caso di Locri Epizefiri, Crotone e delle altre città minori). Colonie a diritto Latino furono Copia nel 194 a.C. e Vibo Valentia dedotta nel 192 a.C. Quest'ultima fu particolarmente importante durante il I secolo a.C. e nel secolo successivo, ospitò anche l'esercito e la flotta di Cesare e poi di Ottaviano, Appiano la ricorda come una delle città più importanti d'Italia. Unica roccaforte della lingua e cultura greca rimaneva infatti Reggio (tra l'altro sede del Corrector, governatore della provincia Lucania et Bruttii), che attraverso la Via Popilia collegava il suo porto con Roma; città abitate dai Bruttii erano le colonie di Cosenza, Vibo Valentia, Locri, Crotone e Sibari. Tra le città più importanti troviamo Scolacium (nei presi dell'attuale Catanzaro) che nel 507 d.C. fu sede del Corrector (governatore) della provincia Lucania et Bruttii.

Medioevo

Il ducato bizantino

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la Calabria fu devastata dalle guerre gotiche, tra goti e bizantini, i quali ebbero la meglio. Successivamente a causa dell'invasione longobarda i Bizantini persero gran parte dell'Italia compresa anche parte della Calabria settentrionale, i territori rimasti del Bruzio furono aggregati con le terre possedute nel Salento, formando il ducato di Calabria compreso nel thema di Sicilia. Successivamente il dominio bizantino in Italia meridionale fu diviso in: thema di Langobardia, con capitale Bari, e, una volta caduta la Sicilia in mano agli arabi, in thema di Calabria, con capitale Reggio. Quest'ultimo territorio aveva dunque ereditato il nome Calabria, precedentemente usato per designare la penisola salentina; con l'estendersi delle conquiste bizantine fu organizzato anche il thema di Lucania che comprendeva parte dell'odierna Calabria settentrionale.

Durante l'Alto Medioevo gli abitanti furono spinti verso l'interno della regione sia dalle pestilenze che dalle incursioni piratesche, una vera minaccia per gli insediamenti costieri, continuata fino alla fine del XVIII secolo. Numerose furono infatti le fortificazioni collinari e montuose nell'entroterra calabrese, costituita da villaggi arroccati in posizione sufficientemente arretrata e inaccessibile da poter avvistare in tempo le navi nemiche e sbarrare prontamente le vie d'accesso ai centri abitati.

Nel IX e X secolo, la Calabria fu terra di confine tra i Bizantini e gli Arabi insediatisi in Sicilia, che si contesero a lungo la penisola, soggetta a razzie e schermaglie, spopolata e demoralizzata, ma con gli importanti monasteri bizantini, vere e proprie roccaforti della cultura del tempo, e patria di numerosissimi santi monaci (san Nilo da Rossano, san Gregorio da Cerchiara ecc.).

Sotto il dominio bizantino, tra la fine del IX e l'inizio del X secolo, la Calabria fu una delle prime regioni d'Italia a introdurre la produzione di seta in Europa[24]. Secondo André Guillou, i gelsi per la produzione di seta grezza furono introdotti nell'Italia meridionale dai bizantini alla fine del IX secolo. Intorno al 1050, il tema della Calabria contava 24.000 gelsi coltivati per le loro foglie e il loro numero tendeva ad espandersi.

Mentre la coltivazione del gelso muoveva i primi passi nel resto d'Italia, la seta prodotta in Calabria raggiunse il picco del 50% dell'intera produzione italo-europea. Poiché la coltivazione del gelso era difficile nell'Europa settentrionale e continentale, i commercianti acquistavano in Calabria materie prime per finire i prodotti e rivenderli a un prezzo migliore. Gli artigiani della seta genovese usavano la seta calabrese per la produzione di velluti.

Le corti normanne ed il Regno di Sicilia

Alla lunga contesa arabo-bizantina mette fine però la famiglia normanna degli Altavilla. L'anno 1061 sancisce infatti che la Calabria è dei Normanni, suddivisa tra Roberto il Guiscardo, Duca di Calabria, e Ruggero, Conte di Calabria. Il governo così organizzato fu messo in atto dai locali magnati bizantini. Il dominio viene esteso alle Puglie e da questo momento ha termine ogni pertinenza bizantina.

Roberto il Guiscardo fu investito Duca di Puglia, Calabria e Sicilia il 23 agosto 1059 da papa Niccolò II con la formula: per Grazia di Dio e di San Pietro duca di Puglia e Calabria e, se ancora mi assisteranno, futuro Signore della Sicilia.

Nel 1098, Papa Urbano II investì Ruggero del ruolo di nunzio apostolico e gli Altavilla con la loro dinastia divennero precursori del Regno di Napoli o Regno delle Due Sicilie che dominò la Calabria fino all'unità d'Italia.

Dal 1130 fino al 1194 la Calabria fece parte del Regno di Sicilia sotto la Dinastia Altavilla. L'imperatore del sacro romano impero, Enrico VI, conquistò il Regno iniziando la Dinastia Sveva (1194-1266), il cui massimo esponente fu Federico II.

Nel 1147, durante la Seconda Crociata, Ruggero II attaccò Corinto e Tebe, due importanti centri di produzione della seta bizantina, catturando i tessitori e la loro attrezzatura e fondando i propri setifici in Calabria.

Periodo angioino e aragonese

Con la conquista del Regno di Sicilia nel 1266 da parte Carlo I d'Angiò, inizio la dominazione angioina, con il trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli. È di questo periodo la più ampia diffusione del sistema feudale. A causa della rivolta dei Vespri Siciliani (1282) il Regno di Sicilia si ritrova diviso in due parti: l'isola siciliana, in mano agli aragonesi, e la parte continentale, tenuta dagli angioini. L'inizio effettivo di tale suddivisione è con la pace di Caltabellotta del 1302, quando la Calabria entra a far parte del Regnum Siciliae citra Pharum (o Regno di Napoli).

La Dinastia dei d'Angiò, poi articolatasi negli Angiò-Durazzo e Angiò-Valois, costituendo la cosiddetta Dinastia dei Capetingi, resistette fino al 1442.

Nel frattempo, a Catanzaro, la tessitura assunse un’importanza considerevole. I progressi dell’arte della seta sono testimoniati dal dono di uno stupendo parato in velluto verde stellato in oro, che la città fece a Ladislao di Durazzo nel 1397, per gratitudine dell’esenzione da alcune gravezze sulla tintoria. Questo parato era di tanto merito che il re lo adoperò per far tappezzare la sala del trono in Castel Capuano. Da quel momento l’arte progredì sempre di più, al punto da meritare privilegi e pergamene da parte dei sovrani.

Alla Dinastia dei Capetingi fece seguito la Dinastia Trastámara d'Aragona di Napoli. Nel 1442 Alfonso V d'Aragona, conquistando i territori degli Angioini, assegnò il territorio di Reggio a Catanzaro, poiché Reggio aveva appoggiato il suo avversario Renato d'Angiò, ma una ventina di anni dopo nel 1465 Ferdinando I d'Aragona (Ferrante) riassegnò il titolo di capoluogo a Reggio. Il periodo aragonese consacrò Cosenza come la più importante città del reame nel campo del diritto (1494-1557). Dopo Napoli diventa la seconda città ad avere una cartografiae nel 1511 nasce l'Accademia Cosentina fondata da Aulo Giano Parrasio e portata al suo massimo splendore da Bernardino Telesio, il più grande dei cosentini illustri, definito da Francesco Bacone il primo degli uomini nuovi.

Nel XV secolo, l'industria serica di Catanzaro riforniva quasi tutta l'Europa ed era venduta in grandi fiere a mercanti spagnoli, veneziani, genovesi, fiorentini e olandesi. Catanzaro divenne la capitale europea della seta con un grande allevamento di bachi da seta che produceva tutti i pizzi e merletti utilizzati in Vaticano. La città era famosa per la sua raffinata fabbricazione di sete, velluti, damaschi e broccati. Nel 1519, l'Imperatore Carlo V riconobbe formalmente la crescita dell'industria della seta catanzarese, consentendo alla città di istituire un consolato dell'artigianato della seta, incaricato di regolamentare e controllare le varie fasi di una produzione che fiorì per tutto il Cinquecento.

Nel XVI secolo, la Calabria fu caratterizzata da un forte sviluppo demografico ed economico, dovuto principalmente alla crescente domanda di prodotti serici e alla contemporanea crescita dei prezzi, e divenne uno dei più importanti mercati mediterranei per la seta.

In questo periodo in Calabria fu confermata la divisione nelle due province di Calabria Citeriore (o Citra) e Calabria Ulteriore (o Ultra) governate inizialmente da un solo magistrato, poi dal 1582 le due province furono amministrate da due distinti governatori:

Era moderna

Lo stesso Regno di Napoli subì diverse dominazioni: le dinastie degli Asburgo, di Spagna e d'Austria, Borbone, e per un breve periodo un fratello e un generale di Napoleone, rispettivamente Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, quest'ultimo giustiziato nella cittadina di Pizzo.

Nel 1806, regnante Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, Calabria e Basilicata insorsero contro il regime napoleonico, appoggiati dalla flotta e dalle truppe inglesi, dando luogo alla cosiddetta Insurrezione calabrese. Questa, nata contro i francesi e in sostegno ai borbonici, durò due anni e vide fra i vari capitani degli insorti filoborbonici sia militari di professione che banditi comuni. La repressione del moto antifrancese fu affidata, principalmente, ai generali Andrea Massena e Jean Maximilien Lamarque, i quali riuscirono a frenare la ribellione, anche se con espedienti estremamente crudeli, come accadde ad esempio nel cosiddetto massacro di Lauria, perpetrato dai soldati di Massena.

Ultimi secoli

L'Aspromonte, regione montana nel sud della Calabria, in provincia di Reggio, fu scenario di una famosa battaglia del Risorgimento, in cui Giuseppe Garibaldi rimase ferito. È tuttora possibile ammirare l'albero cavo in cui secondo la tradizione Garibaldi si sedette per essere curato, nei pressi di Gambarie, vicino a Reggio. In questo periodo anche a Cosenza si manifestarono movimenti liberali e patriottici, il più noto è quello del 15 marzo 1844 che si concluse con uno scontro a fuoco nel Largo dell'Intendenza tra i soldati borbonici e 21 patrioti poi condannati a morte, e dei quali ne furono giustiziati soltanto sei[35]. Da questa rivolta presero spunto i Fratelli Bandiera, veneziani che vennero in soccorso ai fratelli calabresi e vennero fucilati presso il Vallone di Rovito insieme ad altri 7 ufficiali il 25 luglio 1844[36]. In seguito i cosentini parteciparono a molte vicende del Risorgimento, dalle guerre d'indipendenza fino alla spedizione dei Mille. Garibaldi fu a Cosenza il 31 agosto del 1860; due mesi dopo, un plebiscito stabilì l'annessione al Regno d'Italia.

Con il Regno d'Italia costituito nel 1861, la Calabria fu divisa amministrativamente nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio, rimarcando esattamente le preesistenti province del Regno delle Due Sicilie. Nel 1947 la Calabria è una delle 19 regioni (divenute 20 nel 1963 a seguito dell'autonomia del Molisedall'Abruzzo) previste dall'art.131 della Costituzione della Repubblica Italiana. Nel 1970 venne infine definitivamente istituita la Regione Calabria con Catanzarocapoluogo di Regione.

Fonte: Wikipedia