Capaccio

Capaccio Paestum è un comune italiano della provincia di Salerno in Campania.

Sede del celebre sito archeologico di Paestum (Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO dal 1998).

Il suo territorio si estende da ovest a est dal mar Tirreno al Monte Soprano (1082 m s.l.m.) e da nord a sud dal fiume Sele al fiume Solofrone.

Il paesaggio è caratterizzato, da ovest verso est, da una lunga linea di costa, con spiagge sabbiose larghe anche 80 metri, seguita da una fascia pinetata quindi da una vasta pianura, intensamente coltivata, che giunge fino alle pendici del gruppo montuoso, rientrante nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dove sorge il nucleo storico del paese.

Storia


Il nome del luogo, originariamente Calpatium o "caput aquis" su cui sorge in tempi moderni Capaccio Vecchio, nei pressi del santuario della Madonna del Granato, prende origine dal latino Caput Aquae (origine dell'acqua).

La Capaccio moderna viene menzionata per la prima volta in documento del 1051. Poco distante, sul versante settentrionale del Monte Calpazio sono ubicati i resti di Capaccio Vecchio, abitato raso al suolo dalle truppe di Federico II di Svevia in quanto feudo dei Sanseverino, famiglia che, su richiesta del Papa, prese le armi contro il Re. Famiglia che due secoli dopo congiurò (congiura dei baroni) contro il Re di Napoli. In seguito gli abitanti trovano rifugio nell'abitato di Casali San Pietro, l'attuale Monticello, importante centro industriale fin dalla metà del Duecento e sede vescovile nel 1300.

Fu feudo dei Berengario, dei Sanseverino, dei d'Avalos d'Aragona, dei Grimaldi e dei Doria.

Nel 1500 il matrimonio con Isabella Villamarina sancisce l'unione con il Principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, unione durata fino all'accusa di tradimento che porta il Principe all'esilio in Francia, ove poi morì.

Durante il 1700 Capaccio ingrandisce e vede la costruzione di numerose costruzioni, la fontana dei tre delfini, palazzi nobiliari, e numerosi punti d'incontro per i cittadini tra cui piazza orologio, viene anche costruito il convento francescano di Capaccio nel 1743. Nel 1800 Capaccio prende parte ai moti cilentani con il suo cittadino Costabile Carducci, che assume la guida della rivolta del Cilento del 1848, durante la quale trova la morte a causa del tradimento di un prete che lo fa prigioniero. Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, è stato capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Campagna. I Capaccesi dall'inizio XX secolo, grazie alla bonifica delle terre paludose che caratterizzavano l'attuale Piana del Sele, che vengono rese coltivabili, lavorano prevalentemente in pianura nei possedimenti dei pochi latifondisti. La riforma agraria avvenuta negli anni 60 e l'aumento della popolazione fanno sì che sorgano numerose frazioni, centri di commercio e produzione agraria.

Simboli

«Di argento, al castello di rosso, torricellato di tre pezzi, murato e chiuso di nero, ciascuna torre finestrata di uno di nero, merlata di quattro alla ghibellina, quella centrale più elevata, posto a sinistra, addestrato da cinque canne lacustri di verde degradanti in scaglione; il tutto fondato sulla campagna di azzurro, caricata di due fasce ondate d'oro.»

Lo stemma stemma era stato approvato con la deliberazione del Consiglio Comunale n. 70 del 30 luglio 2008. Le tre torri sono simbolo dei centri urbani della Contea: Albanella, Capaccio Vecchio e Li' Casali S. Pietro; le fasce ondate rappresentavano i fiumi Sele e Calore.[11]

Con successiva delibera n. 60 del 20 giugno 2013, essendo stato rilevato che tale emblema non corrispondeva alla descrizione contenuta nell'art. 4 dello statuto comunale[12], la sua descrizione è stata modifica in:

«Emblema del comune di Capaccio è lo stemma riconosciuto, in cui campeggiano tre torri che rappresentano da sinistra verso destra, i centri urbani della contea, ovvero Albanella, Capaccio Vecchio e Li Casali S. Pietro, illuminati a destra da una stella sovrastata dalla luna calante. Esse torri sormontano tre alture che sovrastano i campi arati della piana, resi fertilissimi dalle acque, come testimoniano i covoni posti sulla destra.[13]»


Siti archeologici

Architetture religiose

Architetture civili


Architetture militari

Economia

Dato l'importante sito archeologico di Paestum, e l'adiacente spiaggia marina, gran parte dell'economia del comune si basa sul turismo, soprattutto nella stagione estiva e sull'agricoltura, noto è il carciofo di Paestum. Molto importante è anche la produzione gastronomica, tra le cui specialità risalta la mozzarella di bufala, prodotta da numerosi caseifici e apprezzata ed esportata in tutto il mondo.


Borgate

Elenco ufficiale delle borgate riconosciute dallo statuto comunale[19] con dati altimetrici e popolazione in base al censimento del 2001[20].

Fonte: Wikipedia