Cariati

Cariati (Curiati in greco bizantino) è un comune italiano di 7 423 abitanti[1] della provincia di Cosenza in Calabria.

Nota per la cinta muraria affacciata sul Mar Ionio, unica integra in tutta la Calabria[3][4], che racchiude il centro storico per circa un chilometro ed è inframezzata da otto torrioni antichi, la quale ospita la concattedrale di San Michele Arcangelo.

Geografia fisica

Cariati è situata lungo la costa dei Saraceni, sul mar Ionio, nei pressi della foce del torrente Nicà (Fiumenicà).

Il territorio ha una superficie di 28,82 km².

Origini del nome

Diverse sono le versioni sulle origini del nome della cittadina. Potrebbe derivare da Carina, cioè grazia, città bella e graziosa. In alternativa è possibile che il nome derivi da un'originaria denominazione "Cariatide Diana", legata ad una località sacra a Diana. Nel X secolo è attestato il nome Korion, che deriverebbe dal greco Curuai (abitanti della greca Carie). Un'ultima ipotesi si collega al fatto che in origine Cariati era situato nella piana ove attualmente sorge la frazione di Santa Maria; poiché era spesso oggetto di attacchi saraceni ad opera di Khayr al-Dīn Barbarossa, gli abitanti furono costretti a spostarsi dalla marina all'attuale posizione: dal trasporto sui carri deriverebbe il nome di "Carriati", da cui a sua volta deriverebbe il toponimo.

Storia

I Brettii (o Bruzi)

Nel territorio cosentino è documentata la presenza dei Brettii dal V-IV secolo a.C. Tra il IV e il III secolo a.C. anche il territorio di Cariati fu frequentato da queste popolazioni, dedite all'agricoltura e alla pastorizia.

In un uliveto su una collina alla periferia del paese (località "Timpa del Salto" in contrada Prujja) in occasione di lavori agricoli venne rinvenuta nel 1978 una tomba ("tomba Brettia"), risalente al IV sec. A.C.[5]. La sepoltura, ritrovata intatta, è costituita da blocchi parallelepipedi di arenaria che racchiudevano un piccolo spazio di circa 2 m². La tomba era internamente affrescata, con scene tratte dalla vita di un guerriero. Il corpo era accompagnato da un ricco corredo, costituito da un'armatura in bronzo, con cinturone, elmo e spada, anfore e piatti, tutti esposti al museo di Sibari. Nel territorio sono state rinvenute anche altre sepolture, ma depredate e distrutte.

Resti di antiche abitazioni, mortai in pietra, orci in ceramica sono indizi per la presenza di un insediamento, favorito dalla posizione dominante della città.

Dominazione Romana e Medioevo

La città fu dominata da Roma. Sede vescovile sin dagli inizi del cristianesimo, risulta aver avuto come vescovo Menecrates, presente al sinodo di Roma del 1º marzo 499. In una delle sue lettere, San Gregorio (540-604) raccomanda la chiesa di Cariati al vescovo di Reggio[6]. Secondo alcune fonti, nel corso dell'XI o del XII secolo, la diocesi di Cerenza (Geruntia) venne unita a quella di Cariati, sebbene solo nel 1342 si può datare un documento che menziona esplicitamente un "vescovo di Cariati e Cerenza".[7]

Il Feudalesimo

Feudatario nell'anno 1260 fu Matteo Cariati[8], sul cui cognome gli storici non sono certi; all'inizio del Trecento riscontriamo Gentile di San Giorgio, a cui subentrarono i Ruffo Montalto.

Il feudo venne assegnato agli imolesi Riario nel 1479, quindi ai Sanseverino, ai Coppola e poi ai Borgia[9]. Nel 1495 Re Carlo VIII di Francia, occupato il Regno di Napoli donò la contea a Michele Riccio, cui venne tolta con la disfatta dei francesi[10]. Nell'anno 1505 la proprietà venne attribuita ai principi Spinelli, che furono titolari di Cariati sino all'eversione della feudalità.

La Diocesi

Per iniziativa di Covella Ruffo, e con beneplacito di papa Eugenio IV, Cariati diventò sede vescovile (1437). La diocesi, che comprendeva Cariati e gli abitati di Terravecchia, Scala e San Morello, sottratti alla giurisdizione della diocesi di Rossano, fu unita aeque principaliter alla diocesi di Cerenzia e resa suffraganea dell'arcidiocesi di Santa Severina. Il 27 giugno 1818 furono soppresse le diocesi di Cerenzia, di Strongoli e di Umbriatico e il loro territorio fu incorporato in quello della diocesi di Cariati, che rimase l'unica suffraganea di Santa Severina. Con queste annessioni, Cariati «diventava una delle diocesi più estese della Calabria, arrivando a comprendere ben venti paesi: Cariati, Cerenzia, Strongoli, Umbriatico, Terravecchia, Scala Coeli, San Morello, Crucoli, Cremissa (Cirò), Verzino, Savelli, Casino, Caccuri, San Nicola dell'Alto, Pallagorio, Carfizzi, Casabona, Zinga, Melissa, Belvedere Spinello». Il 6 gennaio 1952 fu soppressa la provincia ecclesiastica di Santa Severina; Cariati divenne soggetta alla sede metropolitana di Reggio Calabria. Il 21 dicembre 1973, Cariati fu unita in persona episcopi alla diocesi di Crotone e all'arcidiocesi di Santa Severina. Il 4 aprile 1979 la diocesi fu unita aeque principaliter all'arcidiocesi di Rossano[11].

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Cattedrale

La chiesa venne costruita nel V secolo e fu riedificata, sotto l'episcopato di monsignor Nicola Golia nel 1857, ad opera di Carmine Ruggiero.

La facciata è preceduta da un porticato, dal quale si erge il campanile, costruito successivamente. La cupola è rivestita con mattonelle di maiolica policrome.

L'interno presenta tre navate, separate da massicce colonne ioniche, disposte in coppia.

Chiesa degli Osservanti

La chiesa venne costruita nel 1441 per volere di Bonaccorso Caponsacco.

Conosciuta anche come Chiesa di Santa Filomena,[13] dista poche centinaia di metri dalle mura del Borgo. È un'opera di architettura monastica in stile "tardo-gotico" e conserva un'abside quadrangolare.

Il portale di ingresso all'edificio è a forma ogivale in pietra. La cupola si presenta a costoloni rivestiti con mattonelle di maiolica policrome.

Architetture civili

Borgo

il Borgo antico nasce dalle popolazioni etniche che vivevano in villaggi ed insediamenti sulla riva del mare e nei pressi della foce delle fiumare, poi insediatesi sulle alture, a causa dei continui conflitti e saccheggi provenienti dal mare da popolazioni guerriere nemiche. Il Borgo accessibile da più punti, ma con l'attuale accesso principale costituito da Porta Pia. Il primo nucleo dell'attuale centro storico sorse come luogo strategico, fortificato in età bizantina, fra il IX e il X secolo.In origine un villaggio di Brettii, poi successivamente divenne un campo militare, dell'Impero romano d'Oriente cinto da piccoli muri perimetrali, hanno dato origine alla costruzione della fortificazione voluta e migliorata da Covella Ruffo di Calabria, che ebbe Cariati, terreni ed altre località facente parte della Contea, poi divenuta Ducato di Montalto, voluta dalla Regina e data in proprietà ai Ruffo. Oltre al titolo di Duchessa per la fedeltà ed i servigi verso la Regina ed il Re, la Covella, molto devota, fece costruire varie chiese nel borgo, incentivò il monachesimo e diede loro terreni per la coltivazione e la loro sussistenza, si costruì il Convento degli Osservanti ad opera del nobile fiorentino Bonaccorso Caponsacco (nell'attuale cimitero),ed il convento degli Zoccolanti dei Frati Minori con annessi terreni nei pressi del torrente Molinelli. Oggi esistono solo i ruderi a testimonianza.Cariati fu per lungo tempo sede vescovile. In origine nel 1260 contava solo 400 fuochi (i nuclei che ci abitavano) sotto la custodia di un tale Matteo figlio di Borromeo, si suppone che di cognome faceva Cariati. Nei secoli ancora sotto il Regno di Napoli, dopo i vari tradimenti e le varie insurrezioni causate dai Conti feudatari, debitori del Re, il sovrano riprese il regno sotto il suo controllo e fece inventariare con mappe e disegni, mandando in giro per il regno contabili e disegnatori,ha documentare tutto ciò che esisteva sui territori e nelle località,è da una di queste mappe si scopre che Cariati Marina un tempo, un piccolo nucleo antico di case a ridosso del mare (sopra la chiesa di Santa Maria delle Grazie),si chiamava borgo d'Abbasso, chiamato così nell'idioma locale ancora oggi, e facente parte del Borgo antico. Cariati che faceva parte del principato di Rossano, dato in dote a Polissena Ruffo diventata moglie e principessa in seconde nozze del Duca di Milano Francesco Sforza. La cinta muraria fortificata e completata dalla famiglia Ruffo, conta una lunghezza di circa un chilometro, inframmezzata da otto torri (bastioni) con l'antica funzione di presidi di sorveglianza e dell'ora da parte delle guardie.

Nel xx secolo il Borgo di Cariati divenne una cittadina prospera e ricca. Oltre al riconoscimento del titolo e dell'importanza come sede vescovile, all'interno vennero collocati tribunale, uffici postali, carcere, l'antica sede dei Carabinieri e gli uffici Comunali, le sedi sanitarie, in bella mostra i palazzi nobiliari, antichi mestieri, maniscalchi, sarti, tessitrici e telai, ricami, scuole,ed asili, agricoltura, pastorizia ecc, le antiche case conservano ancora sotto di esse i ricoveri per gli asini, famosa la rivolta dei contadini e delle raccoglitrici di olive ha difesa dei loro diritti e dell'orario di lavoro (non potendosi permettere orologi venivano raggirati dai proprietari) ottennero dall'amministrazione e dalla chiesa aiuto e solidarietà ed oltre ai tocchi dell'orologio campanario che segnava le 4.30 e le 5.30 per recarsi nei campi fu installata una sirena che squillava alle 4 ed alle 5 del pomeriggio e si sentiva ad una distanza di 15 km per segnalare la fine del lavoro. I santi patroni di Cariati San Cataldo e San Leonardo la loro ricorrenza sul calendario dà luogo a feste e pali tradizionali oltre che alle consuete processioni di fedeli i rioni Valle, Le Grotte, Santa Croce e Travaja. Piatti tradizionali ed antichi giochi hanno dato vita per lungo tempo, la costruzione della ferrovia, il taglio del legname con il trasporto della funivia dai monti al mare, ha dato sviluppo all'insediamento della Marina, la lavorazione della ginestra, la coltivazione dei gelsi e la raccolta dei bachi da seta per le fibre tessili, le fornaci per i mattoni, la pesca,i "vucalari" artigiani di ceramiche anfore tegami e pignatte di terracotta, ciabattini, cantine, frantoi, laboratori di falegnamerie ed orologiai, barbieri, botteghe alimentari ed ambulanti, arrotini, stagnini, impagliatori di sedie, carbonai, poi la guerra, l'emigrazione, lo spopolamento e i viaggi dei giovani verso nord.

Porta Pia (o Porta Nuova) e corso XX Settembre

Subito dopo l'ingresso principale di Porta Pia o Porta Nuova, si trova il Palazzo del Seminario, costruito nella prima metà del Seicento.

Dalla porta inizia il corso XX Settembre, la via principale una volta "via Duomo"), lungo la quale sorge prima la cattedrale di San Michele Arcangelo e, subito dopo, il Palazzo vescovile, preceduto dalla piazza del Borgo (piazza Plebiscito), dove si trova la torre campanaria con un orologio, costruita nel 1904.

Tomba Brettia

La sepoltura è costituita da una tomba a "camera sotterranea", sita su una collina a ridosso del mare in località Salto, facilmente raggiungibile dalla statale 106.

Tra il IV e il III secolo A.C. Cariati fu sede di insediamenti di genti Brezie dedite all'agricoltura ed alla pastorizia. Cariati per molto tempo fu insediata da questa civiltà che, dal questo punto strategico sul mare, dominava gran parte del territorio. Quello che giunge a noi di questa civiltà è una tomba trovata su una collina in periferia di Cariati, in mezzo agli alberi di ulivo (venuta alla luce dopo lavori di movimento terra per l'agricoltura). Risalente al 330 circa a.c., la tomba è costituita da blocchi di arenaria posti a parallelepipedi che formavano una stanza di circa 2 m2; essa si presentava intatta, al suo interno vi era un affresco che probabilmente rappresentava la vita del guerriero “BREZIO” dal nome appunto “TOMBA BRETTIA”, che si suppone fosse il capo della comunità locale. Al suo interno furono trovati il corpo del guerriero con molti oggetti di valore come la sua armatura in bronzo, un cinturone, un elmo, una spada, delle anfore, dei piatti, e altri oggetti del suo corredo funerario. Al momento tutti questi oggetti sono esposti al museo di Sibari, e nulla esclude che sulle colline di Cariati possano ancora esserci altre tombe di guerrieri di questa od altre civiltà.

Fonte: Wikipedia