Acerenza

Acerenza è un comune italiano di 2.071 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata.

Origini del nome

Il nome Acerenza potrebbe derivare da Acheruntia (Αχερουντία in greco), cioè l'antico nome dato al territorio citato da scrittori romani Tito Livio e Orazio, e nel Medioevo da Procopio. Tutti la citano come "fortezza di guerra" e "presidio". Quello che oggi è chiamato torrente Fiumarella. In passato veniva chiamato Acheronte.

Storia

Le prime notizie di insediamenti abitati risalgono al VI secolo a.C. e sul luogo dell'attuale abitato nacque l'antica Acheruntia, Αχερουντία in greco, citata dagli scrittori romani Tito Livio e Orazio, e nel Medioevo da Procopio. Tutti la citano come "Fortezza di guerra" e "presidio".

Alto medioevo

Al tempo dell'Imperatore Giustiniano e nella metà del VI secolo la città di Acerenza è ugualmente forte: Procopio, infatti, dice che Totila, avendo preso un certo presidio presso i Lucani, "che alcuni abitanti chiamano Acerenza, vi pose un presidio di 300 uomini". E lo stesso Procopio ci dice che il suddetto presidio, comandato dal capitano Morra, passò all'Imperatore Giustiniano.

Nell'IX secolo la Lucania, è divisa in un certo numero di gastaldati: secondo un trattato tra il duca di Benevento Radelchi e il principe di Salerno Siconolfo, che è generalmente datato 849, attribuisce al principato di Salerno tutta la parte sud ovest dei domini longobardi dell'Italia meridionale, nell'elenco dei gastaldati che lo compongono c'è la è metà del gastaldato di Acerenza, anche se nei fatti Acerenza mantenne la sua indipendenza da Salerno.

La cittadina fu oggetto di una lunga contesa tra Longobardi e Bizantini.

Significativa delle interferenze tra longobardi e bizantini nella zona in questo periodo è controversia per alcune terre di proprietà dell'abbazia di Acerenza, date in affitto ad un contadino di Matera, perché l'affitto sia valido occorre il consenso del principe di Salerno, legittimo proprietario delle terre. Un inviato del principe di Salerno rappresenta l'abbazia nel giudizio, ma la sentenza finale è ratificata a Matera da un giudice che è un funzionario bizantino insignito del titolo di scudiero imperiale.


Periodo normanno

Il 4 maggio 1041 il vescovo di Acerenza, Stefano (1029-1041), che appoggiava il Catapano di Bari, muore combattendo sulle rive dell'Ofanto contro i primi Normanni che avevano conquistato la zona intorno a Melfi.

In seguito a questa battaglia, Acerenza viene conquistata dai Normanni, tra le prime località del sud Italia, in particolare da Asclettino I, della casata Drengot Quarrel, cavaliere che emerge tra i primi capi normanni che fondano la contea di Puglia. Asclettino si afferma nel territorio del Vulture-Melfese, ed è attivo anche nella zona di Vieste (nel promontorio del Gargano).

I Normanni dividono in dodici Contee le terre conquistate o da conquistare. Il sovrano attribuisce i feudi secondo il rango e il merito e ognuno dei cavalieri si dedicherà alla conquista di quanto concessogli. In particolare è questa la circostanza in cui Asclettino I Drengot (Asclettino minore), che risiede nel castello di Genzano, prende il titolo di Conte di Acerenza. Le vicende della Contea di Puglia e della Casata Altavilla si intrecciano con quelle di Aversa e dei Drengot. Questi ultimi, infatti, all'interno della stessa contea, sono presenti nelle zone di Vieste (promontorio del Gargano), Acerenza e Genzano (Basilicata) proprio con Asclettino I.


Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo

La cattedrale è un pregevole monumento, tra i più importanti della regione: risalente all'XI secolo, fu consacrata nel 1080 in stile romanico con influenze gotiche.


Chiesa di San Laviero Martire

La chiesa, situata in Via Umberto I, è del 1065 e venne dedicata a S.Laviero martire acheruntino e patrono della città di Acerenza con S. Canio e S. Mariano. 

Sala dell'Episcopio

Il nobile Francesco Antonio Simonello, o de Simonellis ha lasciato al clero di Acerenza la pala d'altare che era situata nella cappella di Santa Caterina d'Alessandria, all'interno della Cattedrale, di proprietà delle famiglie Simonello e Caterini, raffigurante il Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria, dipinta da Horatius Jacobotta da Spinazzola nell'anno 1596.


Fonte: Wikipedia