Cilento

Il Cilento è un'area territoriale della provincia di Salerno, nella Campania meridionale. Unitamente al Vallo di Diano, in epoca romana il Cilento era parte della Lucania; a decorrere dal medioevo appartenne al Principato Citeriore, definito anche "Lucania occidentale"[1][2] ma facente capo a Salerno.

In epoca antica, il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del Monte della Stella (1131 m); questa zona è indicata come “Cilento antico”[ ed è parzialmente compresa nel parco nazionale.

Il nome Cilento, dal latino "cis-Alentum", ossia "al di qua del fiume Alento", compare già nel 994 d.C. e fu dato dai Benedettini, che vi eressero chiese e monasteri, divenuti centri abitati.

Storia Fonte: Wikipedia

Mitologia

Il Cilento da millenni ha ispirato poeti e cantori. Molti dei miti greci e romani sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell'isola delle sirene, nell'Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L'isoletta che ispirò il Cantore dell'antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all'albero di maestra per ascoltare quell'ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un'estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l'attuale Santuario di Hera Argiva).

Dalla preistoria ai grandi filosofi greci

L'uomo arcaico ha trovato ospitalità nella zona da almeno mezzo milione di anni. Tracce della sua presenza sono evidenti dal Paleolitico medio al Neolitico, fino alle età dei metalli. I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti di ominidi inizialmente classificati come una nuova specie, Homo camaerotensis. A Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell'industria della pietra. Nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate, dove si sono ritrovati reperti paleolitici. A Capaccio e a Paestum, dove sono emersi corredi funerari di età neolitica della locale civiltà del Gaudo. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell'interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti degli Achei, fondarono Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso periodo per mano dei Focesi, provenienti dall'Asia Minore, sorse Elea (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Scuola Eleatica di filosofia, l'artefice è Senofane nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l'importante Scuola Medica Salernitana, madre della moderna medicina occidentale. Mentre a Paestum si continuò a battere moneta, diritto tramandato dagli Achei (esperti in quest'arte), anche in epoca romana.

Patrimonio mondiale dell'umanità

Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli. Legando vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane), a fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l'avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1246 contro Federico II), fino ai primi "moti del Cilento" del 1828, con l'insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, seguiti vent'anni dopo da nuovi moti antiborbonici, quindi all'adesione all'unità d'Italia cui rapidamente seguirono gli anni del brigantaggio postunitario.

Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia sono salvaguardati grazie al Parco Nazionale del Cilento. Dal giugno 1997, il Cilento è inserito nella rete delle Riserve della biosfera del Mab-UNESCO (dove Mab sta per "Man and biosphere"): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura.

Nel 1998 inserito insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell'umanità.

Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco, rappresentano i luoghi della Dieta mediterranea, iscritta alle liste del patrimonio culturale immateriale dell'umanità nel novembre 2010.

Nel 2010 il Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano ed Alburni è stato inserito nella rete europea dei Geoparchi.

Geografia

Posizione

La zona è limitata a nord dalla catena dei monti Alburni e a est dal Vallo di Diano. Se ne fa derivare il nome da cis Alentum ("al di qua dell'Alento"), anche se il fiume non ne segna più il confine.

Tradizioni culturali

Prendendo in prestito dalla biologia il concetto di patrimonio genetico, si può dire che, nei paesi Cilentani, se la cultura ne avesse uno allignerebbe nelle antichissime tradizioni contadine. Addirittura importate da quei coloni Greci che raggiunsero questi lidi quasi 3000 anni fa. Esempi evidenti sono nelle numerose manifestazioni folcloristiche che si tramandano da secoli nei centri del Parco. È il caso di Casaletto Spartano, dove il 1º maggio gruppi di giovanotti questuanti, vanno di casa in casa a chiedere legumi di ogni tipo. Vengono cotti separatamente e poi la sera nella piazza del paese sono preparati tutti insieme (13 tipi diversi) in una grande caldaia e conditi con olio e sale. I paesani ne prendono una porzione come augurio di prosperità e abbondanza dei raccolti.

Questo caratteristico piatto, con qualche variante, è consumato in tutto il Cilento e in particolare nel Golfo di Policastro, dove si chiama "Cuccìa", dal greco "kykeon" miscuglio. Nel paese di Ispani(precisamente nella frazione di San Cristoforo) viene allestita ogni anno ad agosto la Sagra della Cuccìa, con una sfilata di costumi d'epoca e altre manifestazioni folkloristiche; al culmine della serata viene servito il tradizionale piatto.

Quest'ultimo è noto anche a Cicerale dove si chiama "cecciata", a Castel San Lorenzo e Stio noto come "cicci maritati", a Pellare, Moio, Vallo della Lucania. Mentre a Castellabate i cicci si cuociono nel giorno dei morti. Un cibo rituale analogo era la pansperma, ottenuta dalla mescola di tutti i semi, presente nella Grecia arcaica: ne ha parlato nel Timeo il grande Platone a proposito dell'azione divina della semenza universale. Tradizioni legate a questo piatto si riscontrano anche in altre parti d'Italia, in particolare in Sicilia dove, il giorno di Santa Lucia, c'era la tradizione di passare casa per casa per ricevere un po' di legumi da cuocere in un grande calderone e il piatto veniva servito ai più poveri.

Ricordiamo anche il territorio di Trentinara, noto anche come la terrazza del Cilento. Qui all'ombra del monte Vesule, ogni anno si svolge la tradizionale "Festa del Pane e delle tradizioni Contadine", particolare nell'allestimento e nei prodotti tipici locali, con danze e canti popolari avvolti da un'atmosfera d'altri tempi.

A Capaccio Paestum, la porta del Cilento, durante l'ultimo week end del mese di Luglio, viene organizzato un rilevante evento che ha l'obiettivo di promuovere il territorio cilentano attraverso la valorizzazione dei prodotti tipici. L'evento ideato da un'associazione locale prende il nome di "Capaccio Porta del Cilento" e si presenta come una passeggiata gastronomica nel centro cittadino di Capaccio che vede protagonisti molti Comuni Cilentani con le loro tradizioni gastronomiche, e si completa con la presenza di artisti locali, musica e folklore.

Un altro esempio importante di ricchezza di tradizioni, questa volta religiose, sono i riti della settimana santa. Dopo aver addobbato di grano i sepolcri nelle chiese, il venerdì Santo nell'area del Monte Stella ovvero nel "Cilento Antico" si svolgono le processioni delle "congreghe" o "confraternite", che rappresentano lunghi percorsi di sofferenza: "Visita ai sepolcri" (subbúrchi in cilentano). Ogni paese ha la sua che è intitolata a seconda della devozione locale, ad esempio alla vergine Maria o ad un santo come quella di Omignano, di Pollica e di Perdifumo, intitolate a Maria SS. del Rosario. Tutte le confraternite laiche escono dal proprio paese già alle prime luci del giorno per andare a rendere omaggio alle chiese dei paesi vicini e solo in serata per le "funzioni religiose" ritorneranno nelle proprie. Indossano i classici sai e cappucci bianchi con una mantella corta che cambia colore a seconda dell'intitolazione, guidati dal priore e al ritmo dei colpi di un lungo bastone recitando un lungo salmo in latino, si inginocchiano a coppie di due davanti al sepolcro per ricevere le catene sulle spalle in segno di penitenza. Il momento più suggestivo è l'incontro di due confraternite all'uscita delle chiese con il tradizionale saluto dei priori delle croci. Finita la cerimonia sono accolti dai paesani con dolci e vino.

Un altro piatto tipico del cilento e in particolare di Palinuro sono dei rotoli di pizza, spesso conosciuti come le Viviane, imbottiti con una base di pomodoro e mozzarelle e farciti a piacere. Il piatto tipico invece, di Marina di Camerota, portato in televisione dal primo ristoratore di Marina, è la "ciambotta", detta anche, più anticamente, "Ciammardola".

Ambiente

Il gruppo montuoso del Cilento è a tavolieri, con allineamento principale verso l'Appennino, ma, per l'erosione esterna che l'ha inciso in più sensi, ha un'orografia complicata e confusa. È costituito da calcare del Cretaceo e da dolomia, perciò vi si verificano dei fenomeni carsici. Le vette più importanti sono il Monte Cervati (1899 m), il Monte Gelbison (o Monte Sacro) (1 705 m), il Monte Bulgheria(1 225 m) che, pur superato da altre cime, spicca per il suo isolamento.

Il Cilento ha boschi di faggi e di lecci, è scarsamente popolato e impervio e i suoi centri maggiori si trovano a notevole altezza, anche sopra i 600 m.

Parco nazionale

Dal 1991, in seguito all'istituzione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, gran parte del territorio del Cilento è protetto. Rientrano nell'area protetta circa 181 000 ettari di territorio, 8 comunità montane e 80 comuni. La sede istituzionale dell'ente parco è situata nel centro più importante dell'area, Vallo della Lucania.

Il Cilento nella cultura e nell'arte


Comuni

L'area cilentana, assieme con le sue subregioni, occupa gran parte della provincia di Salerno.

Per ragioni geografiche i comuni del Cilento vengono tradizionalmente ripartiti in 5 differenti aree: 

Provincia

All'inizio degli anni novanta fu proposta la costituzione di una sesta provincia[7] campana, quella del Cilento e del Vallo di Diano, che avrebbe compreso tutti i comuni della provincia di Salerno oltre i confini del fiume Sele, oltre i confini comunali di Eboli, Olevano sul Tusciano, Montecorvino Rovella e Acerno. Piuttosto lontana dall'essere realizzata, la nuova provincia ebbe anche la questione della scelta di un capoluogo. Le 4 candidate erano Vallo della Lucania (in posizione centrale), Agropoli (la più popolata, situata a nord), Sala Consilina (il centro maggiore del Vallo di Diano) e Sapri (centro principale del Cilento meridionale e maggiore nodo ferroviario). In quel periodo vi furono vari convegni (anche televisivi, in ambito regionale) che vedevano promotori della nuova provincia a 4 teste i sindaci delle quattro cittadine sopra citate, ma poi l'iter rimase de facto lettera morta.

Grande Lucania

All'inizio del 2000, invece, ci fu una proposta per riportare i territori cilentani dell'antica Lucania[8][9] in Basilicata, nell'ambito della provincia di Potenza[10]. Prima di presentare un referendum i promotori decisero di coinvolgere molti comuni (almeno un'ottantina). Tuttavia quelli interessati ne furono circa una trentina e così il progetto, chiamato "grande Lucania" non venne realizzato[11]