Bellosguardo è un comune italiano di 694 abitanti della provincia di Salerno in Campania.
Formato dall'unione di "bello" e "sguardo", chiamato in passato Belrisguardo in virtù del panorama che si può ammirare dalla collina del paese.[senza fonte]
Altre fonti, invece, attribuiscono la scelta del nome ad una leggenda su un eroe del luogo risalente al 338 a.C., anno in cui scoppiò, per futili motivi, una guerra tra Lucani e Tarantini. Questi chiesero aiuto a Sparta. Si ebbe un primo scontro terminato con la vittoria lucana, ma pochi anni dopo le ostilità tra i due popoli si riaccesero. Ancora una volta la città ionica chiese aiuto e così sbarcò a Taranto il re dell’Epiro con un forte esercito.
Il comando lucano fu affidato ad un giovane nativo del territorio fra gli odierni Roscigno e Bellosguardo. Era un giovane che, per la sua bellezza e la sua forza, fu chiamato Berlisguardo. Le forze lucane del salernitano si concentrarono a Paestum per poi prendere la via del sud. Una notte però, il capitano lucano, dopo aver assalito l’accampamento greco, perse la vita, finito con la spada dal capitano nemico. Ciò provocò un forte senso di rabbia in Berlisguardo che si lanciò contro il comandante greco, ma i soldati lo costrinsero a ritirarsi. I Greci, per riordinare le forze, rientrarono a Pandosia. Berlisguardo scorse il re macedone sulla sponda dell’Acheronte e lo finì con uno spiedo nella schiena. Dopo uno scontro con due soldati perse prima le braccia e poi la vita. Il suo cadavere fu preso, lavato, profumato e quindi seppellito nel luogo natio. Fu considerato un vero eroe, poiché aveva messo fine alla guerra. La sua salma fu deposta in piazza e dopo un compianto funebre, fu posta sul rogo. Bruciò per un giorno, poi fu sotterrata in una profonda buca. Dopo alcuni secoli su quella collina fu fondato un casale, che, a ricordo del giovane lucano, fu chiamato Berlisguardo, reso poi in Bellosguardo.[4]
La fonte più attendibile, invece, sembra essere quella dello storico Lucido Di Stefano, che nel suo libro Della Valle di Fasanella nella Lucania parla dell'aria salubre e mite di Belrisguardo, particolare che avrebbe reso piuttosto sani i suoi abitanti, tanto da avere tutti un colorito perfetto e una particolare freschezza in volto: un bello sguardo.[5]
La storia di Bellosguado va collegata a quella di Fasanella, antica città distrutta da Federico II di Svevia. L'antico centro urbano sorgeva in località Santo Manfredi, a circa 3 km da Sant'Angelo a Fasanella. Nel 1246 la cittadina fu rasa al suolo da Federico II per punire Pandolfo di Fasanella, che aveva partecipato alla congiura di Capaccio (una delle tante che in quel periodo furono tentate ai danni dell'imperatore e che lo videro sempre vincitore). A Pandolfo Fasanella furono poi restituiti tutti i suoi possedimenti grazie all'alleanza con Carlo d'Angiò. Inizia da allora un lento spopolamento di Fasanella. Scrive uno storico (il Siribelli) che Pandolfo Fasanella fece fondare sul colle di Bellosguardo (già Castrum) un Casamento (Palazzo Vecchio) per soggiornarvi. Il borgo comincia a popolarsi agli inizi del Quattrocento. A Bellosguardo si trasferirono gli abitanti di Fasanella e di Clitino (altro borgo della zona). Queste vicende sono state studiate di recente in modo approfondito dal sacerdote don Orazio Pepe, che ha esaminato le pergamene dell'archivio della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo.[senza fonte][6]
Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Sant'Angelo a Fasanella, appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie.
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Sant'Angelo a Fasanella, appartenente al Circondario di Campagna.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie (1512), sorta come edificio conventuale dei Padri Minori di san Francesco. Sull'entrata della chiesa si notano due leoni e, all'aprirsi della porta, si trova una scala interna, che conduce alla chiesa vera e propria. Essa è divisa in due navate, di cui quella laterale in mattoni. In quest'ultima si conserva un grande crocifisso, mentre ai lati si trova una caratteristica statua di san Sebastiano, raffigurato nel momento del martirio, mentre guarda alla colorata vetrata che raffigura la Madonna col bambino. Nella navata centrale si nota sin da subito sull’altare il cinquecentesco affresco raffigurante la Pietà, con evidenti riferimenti a Cimabue. Purtroppo non è giunto sino ai giorni nostri il volto della Madonna, colpito accidentalmente con un palo da degli operai. Sovrasta l'affresco la settecentesca statua della Madonna delle Grazie, proveniente da Napoli. L'altare è contornato da statue che raffigurano sant'Antonio da Padova, san Francesco e san Michele. Infine, sempre nella navata centrale si conserva un grande polittico al cui interno sono conservate reliquie dei santi rappresentati. Il polittico è fiancheggiato dalla statua dell'Immacolata. Il convento ha ospitato, tra i tanti monaci, anche fra' Lorenzo Ganganelli, che in seguito prese il nome di papa Clemente XIV.[7]
Chiesa madre di San Michele Arcangelo, edificio religioso che presenta tre affreschi del pittore salernitano Pasquale Avallone.
Cappella di San Giuseppe. Cappella del vecchio cimitero, oggi non più esistente, conserva una statua della Madonna e una raffigurante il titolare.
Bosco Macchia, area boschiva attrezzata.
Palazzo e Giardino De Philippis, appartenenti al professor Alessandro De Philippis, docente di sevicoltura all'università di Firenze. I beni sono stati donati al comune di Bellosguardo dai familiari. È il luogo simbolo degli eventi della rassegna Rural Dimensions.
Il territorio comunale, di 16 km², comprende un'area montuosa del Cilento, tra il fossa Fasanella e il fiume Ripiti, all'interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. I centri abitati più vicini sono Roscigno, Corleto Monforte e Castel San Lorenzo.
Classificazione sismica: zona 2 (sismicità media), Ordinanza P.C.M. 3274 del 20/03/2003.
Classificazione climatica: zona D, 1913 GG.
Fonte: Wikipedia