Massafra (TA)

Massafra è un comune italiano della provincia di Taranto, in Puglia, elevato a città con Regio Decreto del 1º giugno 1939[6].

Collocata ai piedi della Murgia tarantina, Massafra fa parte del Parco naturale regionale Terra delle Gravine e ospita l'oasi WWF del Monte Sant'Elia e, sulla costa, la Riserva naturale Stornara. Nel territorio del comune sono presenti insediamenti della civiltà rupestre; è conosciuto il Carnevale.

Il territorio massafrese si estende dalle Murge tarantine fino al mar Ionio e presenta una grande varietà di paesaggi, fra cui una serie di gravinee di lame (naturale continuazione delle gravine con pareti più dolci) di origine carsica. L'abitato si è sviluppato intorno a due di queste, la gravina di San Marco e quella della Madonna della Scala, ad un'altitudine compresa tra i 39 m e i 130 m s.l.m.. L'altitudine arriva fino a 480 m s.l.m. in contrada "Cicerone" e ai 450 m sul Monte Sant'Elia e sul Corno della Strega.

Il terreno è costituito da una forte coltre di ricoprimenti sabbio-ghiaiosi e argillosi, tipica della conformazione geologica che va da Taranto in direzione del fiume Bradano. Nell'entroterra compaiono i sabbioni pliocenici, sovrapposti al calcare compatto cretaceo da cui si estraggono i tufi.

Il territorio comunale comprende una parte del litorale ionico, che va dalla zona di Lido Azzurro fino a Chiatona, attraversando zone più o meno omogenee: "Pantano", "la Macchia", "Patemisco", "Ferrara" e "Marinella". I fiumi che sfociano in mare sono il Tara e il Patemisco.

Storia

Età antica

Il territorio massafrese ha conservato tracce di frequentazione a partire dal Neolitico[senza fonte], attestate dalle selci lavorate rinvenute nella gravina della Madonna della Scala.

Nella zona detta "Corvo" è stata rinvenuta un'iscrizione messapica, che è la più settentrionale del territorio occupato da questa popolazione. Gli antichi contatti con il mondo greco sono testimoniati dai frammenti di ceramiche micenee.

Tracce di insediamenti abitativi e una necropoli nella località "Carrino-San Sergio"[22] testimoniano un insediamento agricolo italiota, probabilmente dipendente dalla vicina Taranto.

Medioevo

Il primo riferimento documentario all'insediamento medievale di Massafra è contenuto in una pergamena risalente al 970 e conservata presso l'Archivio dell'Abbazia di Montecassino: si tratta di una controversia giudiziaria per il possesso di un terreno promossa dall'abate Ilario del monastero bizantino di San Pietro Imperiale contro Iocardo, cittadino di Massafra[23].

Dopo la conquista della città da parte dei Normanni, Massafra, assieme a Mottola, Oria e Castellaneta, venne affidata a Riccardo Senescalco, figlio di Drogone, passando sotto la diocesi di Mottola. Questi fortificò il paese costruendo e restaurando il castello e nel 1080 donò la chiesa di Santa Lucia, con l'annesso monastero, e la terza parte della pesca che si faceva annualmente nel fiume Patemisco all'abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni.

Nel 1155 Massafra fu conquistata dal generale bizantino Giovanni Ducas, agli ordini dell'Imperatore Manuele I Comneno, durante la campagna d'Italia. La città però, come il resto della Puglia preso dai Bizantini, tornò dopo pochi mesi nelle mani dei Normanni.

Nel 1269, sotto gli Angioini, Massafra fu concessa a Oddone di Soliac da Carlo I d'Angiò, rimasto padrone assoluto dell'Italia meridionale, dopo aver sconfitto gli Svevi. Il nuovo feudatario governò in modo violento e brutale[24] e nel 1296, il re Carlo II lo privò del feudo e lo bandì dal regno.

Massafra venne unita quindi al Principato di Taranto in possesso del ramo Durazzo degli Angiò e vi rimase fino al 1463. Sotto questa dominazione la città (dal 1419) acquisì lo status di città libera o demaniale e fu prescelta come sede dell'allevamento delle cavalle regie.

Dal Rinascimento all'età moderna

Nel 1484 Massafra venne occupata dall'esercito aragonese. In quello stesso anno il re Ferdinando I la donò ad Antonio Piscitello, che ne divenne barone.

Un decennio dopo (1497) fu saccheggiata dai francesi di Carlo VIII di Francia venuto nel Regno di Napoli per far valere i suoi diritti dinastici, e il feudo passò ad Artusio Pappacoda, di una nobile famiglia napoletana, il cui dominio durò per circa un secolo e mezzo. Ad Artusio successe il figlio Francesco, che restaurò il castello e fece costruire la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.

Nel 1633 passò alla famiglia Carmignano, anch'essa originaria di Napoli, che l'acquistò per 110.000 ducati. Dopo circa cinquant'anni passò alla famiglia Imperiale, marchesi di Oria e di Francavilla che tennero il feudo dal 1661 al 1778. Un membro di questa famiglia, Michele II, promosse nel XVIII secolo il riordinamento delle campagne, fece piantare uliveti, vigneti, mandorleti e frutteti, la ricostruzione e ammodernamento del Castello e la costruzione del monastero di San Benedetto e della Torre dell'Orologio. Per queste opere architettoniche si avvalse dei migliori artisti ed architetti del Salento fra i quali Mauro Manieri di Lecce e la sua scuola.

Dopo la Rivoluzione napoletana del 1799 anche a Massafra terminò il feudalesimo.

L'età contemporanea

Durante la prima guerra mondiale nel paese furono ospitati diversi reggimenti dell'Esercito Italiano diretti al fronte. Per ricordare i numerosi caduti massafresi fu edificato un Monumento in piazza Vittorio Emanuele II.

Nel 1923 entrò a far parte della neonata provincia dello Jonio, derivata dall'antica provincia della Terra d'Otranto. Nel 1953 si svolse la prima edizione del Carnevale Massafrese. Nei primi anni sessanta, l'industria siderurgica di Taranto, l'Italsider, assorbì molti lavoratori massafresi. A Massafra aprì una fabbrica per la produzione di birra di proprietà della Dreher.


Monumenti e luoghi d'interesse

«Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. È una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone. Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino nel cuore del tempo. Il puro medioevo, intorno. Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte, svevo o normanno, puntato come uno sperone verso là dove l'abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata.»

Architetture religiose

Antica Chiesa Madre di San Lorenzo Martire

La rettoria dell'antica Chiesa Madre di San Lorenzo Martire fu la prima chiesa ad ospitare il capitolo collegiale dalla seconda metà del XVI secolo al 1807. In essa è conservato il primo fonte battesimale della città in uso dalla sua costruzione (XVI secolo) fino al 1931. Fu costruita nel XVI secolo su un'antica chiesa rupestre, presumibilmente dedicata a San Lorenzo, e fu consacrata da monsignor Giacomo Micheli l'11 febbraio del 1582. Nel XVIII secolo venne ricostruita la parte terminale e vennero aggiunti all'interno degli altari, che coprirono gli affreschi cinquecenteschi.

La chiesa presenta la facciata e i fianchi ad arcate cieche, coronate da caditoi simili a quelli presenti sul castello. La facciata, con rosone è coronata da un timpano che ospita la statuetta chiamata Sande Miseriédde. Vi ha sede la Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, un tempo aggregata all’Arciconfraternita romana in Santa Maria sopra Minerva, attualmente la più antica della città, fondata nella prima metà del Cinquecento, e l’Associazione Maria SS.ma del Pozzo, formatasi nel 1935 e riconosciuta canonicamente con decreto vescovile del Vescovo di Castellaneta il 1º luglio 2011 quale “Associazione di fedeli” nella Diocesi di Castellaneta. Tale sodalizio, legato alla Basilica Santuario della Madonna del Pozzo di Capurso, fin dal 1935 rende vivo e presente il culto alla Vergine del Pozzo nella città di Massafra, promuovendo il pellegrinaggio annuale nella cittadina barese e al suo Santuario.

Alla sinistra di essa, accessibile anche dalla sagrestia, è presente una cappella, dedicata al Purgatorio, quasi interamente affrescata all'interno, presentando evidenti segni della necessità di restauri, nella quale sono custodite le statue della Processione dei Misteri del Venerdì Santo.

Santuario della Madonna della Scala

Il santuario è situato all'interno della gravina omonima ed è accessibile tramite una scalinata di 125 gradini, che secondo la tradizione popolare non possono essere contati, in quanto scendendo le scale risulta un numero e salendo un numero diverso.

L'attuale santuario, dedicato alla Madonna della Scala, fu costruito sopra una cappella più antica a partire dal 1729, su progetto dell'ingegnere Scarcia di Taranto, e venne terminato ed aperto al culto nel 1731. La facciata è in stile barocco e l'interno è a croce latina.

Sull'altare maggiore è collocata l'icona della Madonna della Scala. Alle pareti si trovano altri sei altari, tre per lato: vi si conservano un dipinto di Nicola Galeone che rappresenta il Miracolo delle cerve e sedici tele seicentesche, opere della scuola di Cesare Fracanzano, raffiguranti Apostoli ed Evangelisti.

La devozione verso la Madonna della Scala trae origine dal "Miracolo delle Cerve": secondo leggenda alcuni pastori videro questi animali soffermarsi ripetutamente presso un masso tufaceo sul quale si conservava una raffigurazione affrescata della Vergine, resto di una piccola cappella crollata. L'evento, ritenuto un segno miracoloso, diede vita a pellegrinaggi devozionali e alla costruzione di una chiesa, in seguito sostituita da quella attuale.

Chiesa dei Santi Medici

La chiesa, dedicata ai santi Cosma e Damiano è situata nella cosiddetta "Serra". Anticamente si trovava sul luogo una grotta detta "della Salute", dove sgorgava dell'acqua ritenuta miracolosa. La fonte era stata dedicata ai Dioscuri, e con l'avvento del Cristianesimo venne dedicata ai due "Santi Medici".[senza fonte]

L'attuale struttura risale al 1720 e presenta un'unica navata a pianta rettangolare. Vi si conservano affreschi del Settecento e un piccolo affresco cinquecentesco con i Santi Medici, collocato presso la sacrestia.

Durante la festa dei Santi Medici (27-29 settembre) parte da qui una processione, con le statue portate dai "muschier", che percorre l'abitato fino all'ospedale "Matteo Pagliari".

Chiesa della Madonna di Tutte le Grazie

La chiesa mariano dedicata alla Madonna di Tutte le Grazie è ubicato nella parte sud della gravina della Madonna della Scala, in corrispondenza delle "Forche". Venne costruita tra il 1648 e il 1655, in seguito alla miracolosa apparizione della Vergine ad una pastorella, alla quale chiese la costruzione di una chiesa sul luogo stesso. Secondo la tradizione la giovinetta andò a riferire l'accaduto al vescovo di Mottola, Tommaso Aquino, il quale tuttavia inizialmente non le credette e fu convinto a costruire l’edificio solo in seguito ad una serie di intemperie[27].

L'edificio è ad una sola navata con quattro altari laterali. A destra dell'altare maggiore si conservano i resti della chiesa rupestre di Sant'Eustachio. All'esterno ci sono i resti di altre due chiese rupestri: Santa Maria Maddalena e Santa Parasceve. La chiesa non è riconosciuta Santuario, nonostante i miracoli, da parte dell’ente diocesano.

Chiesa e Santuario di "Gesù Bambino" con convento annesso

Il tempio sorge nell'omonimo rione, in dialetto U' Bommin, in largo Ciura ed è affiancato da un convento francescano.

L'origine del santuario è legata ad una statuetta in cera di Gesù Bambino ritenuta miracolosa. La statuetta, acquistata la vigilia di Natale del 1846 da Isabella Accoliti Gil, sposata al nobile massafrese Francesco Broia avrebbe infatti trasudato e tre anni dopo vi sarebbero comparse tracce di sangue. Alle preghiere rivolte da donna Isabella alla statuetta sarebbe inoltre stata attribuita la guarigione del marito, colpito da emorragia.

Il re Ferdinando II diede il permesso di costruire il santuario dedicato alla Prodigiosa Statuetta nel 1850: la chiesa e l'annesso convento vennero progettati dall'architetto Sante Simone di Conversano e la chiesa fu aperta al culto nel 1858 da Bartolomeo D'Avanzo, vescovo di Castellaneta. Nel 1945 divenne parrocchia e nel 1956 ebbe il titolo di santuario da monsignor Francesco Potenza.

La chiesa è costituita da una sola navata, con quattro cappelle laterali. La facciata è in stile neoclassico, affiancata da due piccoli campanili a cupoletta. All'interno una teca custodisce la statuetta miracolosa; su di essa è collocata una corona d'oro donata dal cardinale Benedetto Aloisi Masella in occasione delle celebrazioni centenarie del miracolo nel 1950. Il santuario è una delle cinque chiese d'Europa dedicate a Gesù Bambino.

Chiesa di Sant'Agostino con convento annesso

Il complesso dedicato a Sant'Agostino è espressamente barocco e risale alla metà del XVI secolo. La chiesa è attualmente sconsacrata, quindi non più adibita al culto, e insieme all'annesso convento, dopo una ristrutturazione interna, è stata dedicata allo svolgimento di concerti ed eventi culturali[28].

Chiesa di San Benedetto con ex monastero annesso

La chiesa venne edificata verso la fine del Seicento in stile barocco pugliese, per volere testamentario di donna Maddalena Capreoli. I lavori iniziarono nel 1710 su progetto dell'ingegnere Donato Toselli, della scuola dell'architetto leccese Mauro Manieri, e venne terminata nel 1765 con denaro dell'Università di Massafra (l'allora istituzione comunale).

La chiesa ha una ricca facciata barocca ed è ad una sola navata con altari laterali, con tele di Domenico Antonio Carella e di Vincenzo Fato. L'interno è decorato a stucchi di color avorio su fondo azzurro realizzati da Saverio Amodeo nel 1764. Il pavimento del presbiterio è in marmo e al centro vi è raffigurato l'antico stemma di Massafra. Nel coro vi è un organo a mantice del 1768.

Duomo dell’Immacolata Concezione di Maria, parrocchia di San Lorenzo Martire

La chiesa, dedicata all'Immacolata Concezione di Maria poiché coeva nella posa della sua prima pietra alla proclamazione del dogma mariano 1854, è sede della parrocchia di San Lorenzo Martire (costituita in origine nella Chiesa Madre di San Lorenzo Martire e di cui conserva il titolo) ed è ancora chiamata sin dagli anni della sua costruzione anche "Chiesa Nuova".

La sua costruzione fu iniziata nel 1853, su suolo donato dalla marchesa Pizziferri e su progetto dell'architetto A. Bruni di Napoli e fu completata a cura dell'allora arciprete Antonio Ladiana. I lavori ebbero termine nel 1931 su disegno dell'ingegner Giulio Giorgis di Roma.

Il colonnato esterno è di pietra locale, tagliata nelle cave di Citignano e l'interno ha pianta a croce greca, coperta a cupola, con capitelli scolpiti ed una larga iscrizione in latino sul cornicione riportante la preghiera dell'Ave Maria. Tra gli altari spicca quello del Sacramento; vi si conservano tele e statue, molte delle quali provenienti da altre chiese dirute, come San Rocco alla Palata (la statua del Santo) e in modo particolare da Santa Maria di Costantinopoli demolita nel 1929. In attesa di una loro ricollocazione nell’Antica Chiesa madre di San Lorenzo M., dopo i relativi restauri il Duomo custodisce due tavole cinquecentesche ritraenti rispettivamente la Madonna degli Angeli e Gesù Risorto, come anche un prezioso abito settecentesco della Madonna del Rosario venerata nella stessa Chiesa madre.

La chiesa, ben visibile da qualunque punto del circondario per la grande cupola che sovrasta l'abitato, è divenuta, assieme al Castello ed ai ponti, uno dei simboli della città. All'interno si conservano le statue del Patrono principale della città San Michele Arcangelo, San Rocco, San Gerardo, Sacro Cuore, Gesù morto, Martirio dei santi medici, Santa Rita, San Giovanni Bosco, Sant'Antonio da Padova, Santa Lucia, Madonna Immacolata, Addolorata, San Giuseppe e numerosissime tele e dipinti del 700, tra le quali una tela del Martirio di San Lorenzo Martire già pala d'altare dell'omonimo oratorio del Castello, e altre come La Natività di Diego Bianco. Opere più recenti sono La Cena di Emmaus (1931) e La Madonna del Rosario (1931) di Mario Prayer e i dieci pannelli dipinti da Nicola Andreace donati nel 2000.

Chiesa di Santa Lucia

La piccola chiesa di Santa Lucia sorge a sud dell'abitato, presso la Strada Statale 7 Via Appia. In origine doveva essere una cripta rupestre, forse di origine longobarda (VIII secolo).

Nell'XI secolo vi fu costruita una piccola chiesa ad una sola navata con abside, con la caratteristica copertura a due cupolette piramidate. La costruzione è seminterrata e conserva resti di affreschi del XII secolo nella calotta absidale. La chiesa viene citata in un documento del maggio 1081, con il quale venne donata da Riccardo Senescalco, insieme al convento annesso e a tutti i suoi beni, all'abbazia della Cava[29].

Chiesa di Santa Maria degli Angeli e Convento dei Cappuccini

L'antico convento dell'Ordine dei frati minori cappuccini è costituito da un vasto edificio con venticinque celle dei monaci al primo piano e una serie di ambienti al piano terreno. Dopo la ricostruzione della vicina chiesa è in corso di restauro ed è destinato a sede di un centro giovanile.

Chiesa della Madonna del Carmine

La chiesa della Madonna del Carmine è stata costruita nel 1935 e successivamente ampliata: sorge su un'antica cappelletta del 1875, oratorio della tuttora esistente omonima Confraternita. È stata la seconda parrocchia istituita a Massafra, eretta canonicamente nel gennaio del 1934, dopo quella dedicata a San Lorenzo Martire, ed è situata nell'allora Borgo di Santa Caterina, la cui forte espansione era cominciata negli ultimi decenni dell'Ottocento.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

L'attuale chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù è stata aperta al culto nel 1984, sostituendo una precedente chiesa, costruita tra il 1948 e il 1958, chiusa nel 1968 e demolita un anno dopo nel pericolo imminente di crollo, dovuto a problemi strutturali. Tra la demolizione di questa e l'inaugurazione dell'attuale tempio, sono state utilizzate per il culto una cappella provvisoria, del 1968, e poi una cripta, tuttora esistente nei sotterranei della nuova chiesa, del 1970. I lavori di costruzione del nuovo tempio, basati su un progetto scelto mediante un concorso bandito nel 1968 e revisionato nel 1980, iniziarono solo nel 1981. La chiesa è stata la prima in stile moderno nella città, suscitando non poche perplessità tra gli abitanti, non abituati ad un'opera architettonica così d'avanguardia.

Chiesa di San Francesco da Paola

Chiesa parrocchiale aperta al culto nel 1972, su un suolo donato dal massafrese Francesco Viesti, il quale espresse il desiderio di intitolare la nuova chiesa a San Francesco di Paola, di cui portava il nome e del quale era devoto. Il progetto è dell'architetto Michele Giannico. In seguito è stata aggiunta la torre campanaria stilizzata alta 25 metri.

Chiesa di San Leopoldo Mandic

La chiesa di San Leopoldo Mandic è l'ultima costruzione religiosa realizzata sinora nella città. Sede dell'omonima parrocchia, istituita il 1º dicembre 1991 con decreto del vescovo di Castellaneta Martino Scarafile, è stata costruita tra il 1992, con la posa della prima pietra avvenuta con cerimonia solenne il 1º novembre, e il 1994. La costruzione è frutto del generoso finanziamento di un cittadino massafrese, Raffaele Giannotta, devoto del santo frate cappuccino, che ha conosciuto le sue vicende durante un pellegrinaggio a Padova all'inizio degli anni settanta, quando il frate non era ancora stato proclamato beato, iniziando così per primo a diffonderne il culto a Massafra.

L'attuale costruzione adibita al culto era in realtà, nel progetto iniziale, l'auditorium parrocchiale, parte di una serie di strutture, tra cui una casa canonica, ultimata nel 2008, affiancate da un centro sportivo polivalente, anch'esso frutto di una generosa donazione di una famiglia massafrese.

Nel 2012 è stato redatto un nuovo progetto per la costruzione della definitiva aula liturgica, approvato dal Comune il 26 luglio 2016[30], comprendente anche la riqualificazione dell'area prospiciente il complesso parrocchiale, sdemanializzata con delibera del Consiglio Comunale del 9 giugno 2014[31].

Il 14 maggio 2017, con una solenne celebrazione, il vescovo diocesano Claudio Maniago ha posato la prima pietra del nuovo tempio. Nell'occasione, essendosi concluso da qualche mese il Giubileo straordinario della misericordia ed essendo il titolare della parrocchia tra i Santi della misericordia, è stato donato all'erigenda chiesa un mattone numerato della Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano, estratto all'apertura dell'Anno Santo l'8 dicembre 2015.[32]

Chiese minori

"A Massafra si trovano anche piccole chiese nate come oratori privati o come cappelle di campagna.

Architetture civile

Palazzo De Notaristefani

Il palazzo signorile dei nobili de Notaristefani, patrizi di Ravello, situato sulla "Strada Maggiore" (attuale via Vittorio Veneto), è attualmente la sede di rappresentanza del Comune e del comando di Polizia Locale. Si conservano un giardino interno e due caratteristici camini ottagonali sulla terrazza superiore. Al palazzo è annessa una cappella del XVII secolo dedicata alla Santissima Trinità.

Municipio

Il municipio di Massafra, ubicato in piazza Garibaldi, venne costruito nel 1841, su progetto dell'architetto Campanella e per volontà del sindaco De Carlo. Ha sostituito il vecchio municipio all'interno del palazzo La Liscia, nel rione dei Santi Medici. Ospita la sala consiliare e il "Teatro comunale"

Torre dell'Orologio

La "Torre dell'Orologio" si trova in piazza Garibaldi, all'inizio di via Vittorio Veneto, con fronte a via Laterra. Costruita nel XVIII secolo dal feudatario Michele II Imperiale come torre civica, raggiunge un'altezza di 22 m ed è dotata di campane settecentesche. Presenta una decorazione in stile barocco, in accordo con la coeva chiesa di San Benedetto. Rappresenta il simbolo civico del paese.

Architetture militari

Castello di Massafra

Il Castello di Massafra si trova nel centro storico, in località lo Pizzo e si affaccia sulla gravina San Marco.

Le prime notizie sicure del castello risalgono al 970, mentre in un diploma del 1081 il castello risulta di proprietà di Riccardo Senescalco. Con il dominio angioino, il castello assunse l'aspetto di una fortezza con bastioni e torri merlati. Subì ulteriori trasformazioni sotto gli Aragonesi e nel XVIII secolo la famiglia degli Imperiali ricostruì la torre ottagonale e la facciata verso la gravina, opera dell'architetto leccese Mauro Manieri. Il castello passò successivamente in possesso di diversi proprietari e fu infine acquistato dal Comune. Il 13 aprile 2007 è stato emesso un francobollo dedicato al castello.

Siti archeologici

A Massafra sono presenti vari insediamenti rupestri, di origine sia preistorica, che alto-medievale (sviluppatisi nel periodo di instabilità e decadenza del V-X secolo, durante le incursioni di Goti, Longobardi e Saraceni), collocati in diverse parti del territorio comunale.

Fonte: Wikipedia